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Anna Maria muore dopo aborto a Torino: sotto accusa farmaco “datato”

di admin |14 Aprile 2014 10:51

Anna Maria muore dopo aborto a Torino: sotto accusa farmaco “datato”

TORINO – Anna Maria, la donna di 37 anni morta a Torino per un aborto farmacologico, sarebbe stata trattata con un farmaco “datato”. Il Methergin, questo il nome del farmaco antiemorragico usato all’ospedale Martini, era stato abolito dall’ospedale Sant’Anna di Torino per i forti dolori che procurava.

Vera Schiavazzi su Repubblica spiega che gli aborti farmacologici mancano di ricerca e aggiornamenti e che le donne, che si ritrovano davanti alla difficile e delicata condizione dell’aborto, non sono tutelate:

“E si apprende che Anna avrebbe accusato il primo malore, la difficoltà a respirare, proprio dopo l’iniezione di Methergin, un farmaco molto usato in ginecologia, almeno fino a qualche anno fa, proprio per ridurre le perdite di sangue: mestruazioni troppo abbondanti, aborti volontari o spontanei, il Methergin “è” la risposta automatica per molti medici, anche se altri non lo usano a causa dei crampi e dei dolori che può procurare. Insieme con le prostaglandine, che vengono somministrate per provocare l’espulsione, il Methergin e il Toradol, somministrato a Anna perché accusava dolore, sono oggi le tre sostanze sulle quali dovranno confrontarsi i medici legali incaricati dell’autopsia e degli esami istologici, e il pubblico ministero Gianfranco Colace al quale è stata assegnata l’inchiesta”.

Silvio Viale, medico dell’ospedale Sant’Anna che si batte per approvare un protocollo unico per l’aborto chimico in Piemonte, spiega a Repubblica:

“Purtroppo l’interruzione volontaria della gravidanza è un intervento che viene studiato pochissimo nella sanità italiana e che rappresenta quasi uno sgradevole obbligo, senza ricerca né aggiornamento in materia. Il primo e finora unico corso di formazione si è tenuto al Sant’Anna l’anno scorso, il protocollo ministeriale dà indicazioni generali e comunque non è obbligatorio seguirlo”.

Parole che, sottolinea Viale, non vogliono essere di accusa al medico che ha eseguito la procedura su Anna Maria al Martini:

“No, al contrario: sono sicuro che hanno fatto tutto quanto era giusto. Ma se il collega Alessandro Lauricella (unico medico non obiettore al Martini, ndr) venisse da noi a fare un turno per l’interruzione di gravidanza sarebbe meglio. Da noi 32 ginecologi su 88 non sono obiettori, e 24 effettuano concretamente interruzioni di gravidanza, con turni di lavoro che capitano circa due volte al mese: non si può definire un’emergenza, ma vale lo stesso principio degli altri ospedali, e cioè che sarebbe meglio realizzare gli interventi là dove c’è la casistica più ampia e la qualità migliore”.

Ora l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, ha richiesto all’ospedale Martini i dettagli sul decesso:

“la scheda di segnalazione e una relazione sul caso al responsabile di farmacovigilanza della struttura in cui si è verificato il decesso, e attende di ricevere tutte le informazioni disponibili per una corretta valutazione”. Una prova in più, mentre arrivano gli ispettori ministeriali e si attende l’autopsia, che non c’è nulla di scontato nelle pratiche seguite per l’interruzione volontaria di gravidanza: un intervento frequente ma sul quale mancano ricerca e aggiornamento”.

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