ROMA – Troppi ansiolitici possono favorire lo sviluppo dell’Alzheimer. I farmaci come le benzodiazepine, utilizzate per contrastare l’ansia e l’insonnia, hanno effetti deleteri anche sulla cognizione. Questo quanto emerso su uno studio franco-canadese pubblicato sulla rivista British Medical Journal.
Danilo Di Diodoro sul Corriere della Sera scrive:
“L’articolo riporta una ricerca realizzata nel Quebec su circa 9 mila persone di età superiore ai 66 anni. Si tratta di un cosiddetto studio caso-controllo , quindi di una ricerca che ha verificato quante benzodiazepine hanno assunto in passato persone che hanno già sviluppato l’Alzheimer, confrontando poi tale livello con quello di chi con la stessa età e le stesse caratteristiche socio-demografiche, non ha assunto questi farmaci o li ha assunti in maniera occasionale”.
Il risultato? Chi usa benzodiazepine per almeno 90 giorni rischia l’Alzheimer o altre forme di demenza, rischio che aumenta se l’assunzione è prolungata oltre tale tempo. Le benzodiazepine non sono le uniche sostanze sotto accusa:
“Ad esempio, in questa categoria rientrano il diazepam e il flurazepam, mentre sono a breve durata d’azione il lorazepam, l’alprazolam e il midazolam”.
Corrado Barbui, professore associato del Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Verona, spiega a Di Diodoro:
“«Lo studio caso-controllo può segnalare un’associazione e non indicare con certezza un diretto rapporto di causalità, quindi l’associazione potrebbe essere vera ma anche il risultato di confondimenti , cioè di artefatti dovuti alla metodologia di studio.
Nel caso di questa ricerca ci sono due considerazioni da fare. La prima è che le benzodiazepine potrebbero essere state più prescritte agli anziani che poi avrebbero sviluppato l’Alzheimer proprio a causa dei primi sintomi di questa malattia, manifestatasi molto in anticipo rispetto alla diagnosi. Gli autori della ricerca però dicono che per ovviare a questo possibile fattore di confusione hanno rilevato l’uso delle benzodiazepine addirittura tra i 10 e i 5 anni prima della diagnosi di Alzheimer.
La seconda possibile interpretazione è che le benzodiazepine siano state prescritte di più negli anziani che svilupperanno Alzheimer al fine di curare sintomi d’ansia o di depressione, anch’essi associati a questa forma di demenza. Tuttavia gli autori spiegano di aver tenuto conto di questi possibili fattori nell’analisi statistica, e quindi si dovrebbero poter escludere».
Chi ha assunto benzodiazepine poi aumenta del 50% il rischio di sviluppare l’Alzheimer, spiega Barbbui:
«È come dire che c’è un aumento di prezzo di un vestito del 50%: è tanto o poco?. Dipende da quanto costava il vestito prima dell’aumento di prezzo. Lo stesso vale in questo caso: siccome il numero di persone che ogni giorno fa uso di tali farmaci è alto rispetto alla popolazione generale (quella che si chiama tecnicamente un’alta prevalenza ), un aumento di rischio relativo del 50% può essere importante in termini di salute pubblica. Se l’incidenza annuale di Alzheimer nella popolazione generale è, poniamo, di 10 casi ogni 1000 persone, lo studio suggerisce che l’incidenza salirebbe a 15 casi ogni 1000 persone che usano benzodiazepine. Ma dato che sono tanti ad assumerle, l’impatto diventa molto significativo»”.
Definire poi il numero di italiani che ricorrono agli ansiolitici non è facile, conclude Barbui:
«Difficile da dire precisamente, perché le benzodiazepine sono in fascia C e quindi le prescrizioni non vengono registrate con le ricette come per i farmaci di classe A — continua Barbui —. Secondo il rapporto OSMED del 2013 sul consumo dei farmaci in Italia, nel 2013 sono state consumate ogni giorno 54 cosiddette “dosi definite giornaliere” di benzodiazepine per 1000 abitanti. Vuol dire che, in media, ogni giorno in Italia, ogni 1000 abitanti, ce ne sono 54 che assumono un dosaggio “standard” di benzodiazepine. In realtà potrebbe anche voler dire che c’è un numero inferiore di persone che le usa, ma assumendo dosaggi maggiori, oppure più persone che assumono dosaggi inferiori a quelli standard. Sappiamo anche che dal 2005 al 2013 il consumo è in aumento, essendo passato da 50 a 54 persone. Risulta infine che si consumano più benzodiazepine al nord (Liguria, Veneto, Valle d’Aosta e Piemonte) e meno al sud (Basilicata, Molise, Puglia), e che l’utilizzo aumenta al crescere dell’età. Dati non italiani indicano che un ultra-sessantacinquenne ogni 10 usa abitualmente benzodiazepine».