“Assicurazione del malato”. Regioni: “Pazienti paghino di tasca loro”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Dicembre 2013 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA
"Assicurazione del malato". Regioni: "Pazienti paghino di tasca loro"

“Assicurazione del malato”. Regioni: “Pazienti paghino di tasca loro”

ROMA – I pazienti paghino di tasca loro l'”assicurazione del malato” contro la malasanità. Questa la proposta delle Regioni che chiedono agli stessi malati di pagare per tutelarsi contro i rischi del trattamento sanitario. Una misura che già viene utilizzata in Francia, dove in questo modo viene finanziato il fondo assicurativo sanitario.

Paolo Del Bufalo sul Sole 24 Ore scrive che le Regioni hanno avanzato la proposta shock:

“Un’idea shock che prevede, se non si può identificare un responsabile della malpractice, il versamento da parte dei cittadini di un contributo per assicurarsi contro il rischio di esiti indesiderati da trattamento sanitario (in Francia il fondo assicurativo è finanziato così), realizzato, in analogia a quanto avviene per l’Inail, a livello nazionale, ma gestito dai servizi sanitari regionali visto che la materia rientra nell’assistenza sanitaria-tutela della salute dei cittadini. E sempre per i contenziosi secondo le Regioni è necessaria una gestione locale (soprattutto extragiudiziale) e, se il cittadino non è soddisfatto, può ricorrere all’organismo di mediazione per tentare la conciliazione prima di andare in giudizio”.

La proposta dalle Regioni arriva dopo che le stesse hanno giudicato “insufficienti” le previsioni del decreto Balduzzi. Per l’audizione in commissione Affari sociali della Camera, dove si discuteranno i provvedimenti sulla responsabilità del personale sanitario, le Regioni hanno indicato i percorsi che ritengono vadano realizzati nelle aziende sanitarie, dividendoli in 5 punti:

“Il primo preevede la cogestione amministrativa, medico-legale e assicurativa del contenzioso e la creazione di un osservatorio aziendale dei sinistri. Il medico legale interno all’azienda deve espletare tutte le attività necessarie e per questo non vanno bene le consulenze esterne, stabili o, peggio, occasionali, perché un professionista che non appartiene alla struttura sanitaria. Il medico legale del Ssn ha quindi, tra gli altri, anche il compito di rendere “accettabile” ai colleghi clinici il percorso: non si tratta di “avere ragione”, di “vincere” nei procedimenti penali e/o civili, di minimizzare a tutti i costi l’entità dei risarcimenti ai pazienti danneggiati perché considerati “immancabilmente pretestuosi”, ma di “compensare” equamente le persone che ne hanno diritto, ogni volta che si procura loro un danno per l’attività sanitaria (responsabilità civile contrattuale). Questo non implica necessariamente un giudizio negativo verso i professionisti o una condanna per l’organizzazione, ma dovrebbe rappresentare secondo le Regioni uno stimolo verso il miglioramento e la prevenzione di eventuali ripetizioni dello stesso evento avverso. E lo stesso vale per il servizio legale e assicurativo aziendale.

Il secondo punto prevede la raccolta di report tempestivi sull’accaduto e l’attività di consulenza medico-legale strutturata a favore dei clinici in ogni ambito, possibilmente sulle 24 ore, visto che le attività assistenziali sono rese continuativamente.

Al terzo punto c’è l’analisi approfondita delle cause e la valutazione medico-legale con garanzia di onestà e trasparenza verso i cittadini per una «composizione equa e tempestiva della vertenza». Questo presuppone la raccolta di tutta la documentazione sanitaria relativa e di ogni elemento utile alla formulazione di una valutazione corretta del caso e degli eventi, anche se si tratta di certificazioni non prodotte in quella occasione, ma antecedenti e successive.

Quarto aspetto la promozione di iniziative di prevenzione dei conflitti con la modifica dei percorsi assistenziali e la formazione continua del personale (sulla comunicazione efficace con le persone interessate, sull’acquisizione di un valido consenso informato, sulla corretta tenuta delle cartelle cliniche e della documentazione sanitaria in genere ecc).

E infine va prevista la diffusione della cultura della sicurezza anche attraverso l’utilizzo di linee guida, protocolli, procedure e la diffusione di best practice”.

Il documento delle Regioni chiede poi di assicurare l’omogeneità delle cure su tutto il territorio nazionale, sia in termini di qualità che di quantità e di requisiti minimi di sicurezza e garanzie di efficacia:

“Poi la necessità di individuare percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali costruiti sull’appropriatezza e sulla centralità del paziente con il dovere di procedere con rapidità all’innalzamento dei livelli di sicurezza delle prestazioni attraverso la prevenzione del rischio da medical malpractice. Va anche data l’opportunità di aprire il sistema alla cultura della valutazione, puntando sull’utilizzo di indicatori di esito e di valutazione degli obiettivi di salute conseguiti, più che di sommatoria di prestazioni erogate”.

Infine introducono il concetto della responsabilità oggettiva del Sistema sanitario nazionale, chiedendo che venga creato un fondo per i grandissimi rischi e le insolvenze, così che sia garantita la tutela di tutte le persone danneggiate dalla malasanità.