AstraZeneca: perché ancora sì, perché sopra i 60 anni e quale legame con rare trombosi

AstraZeneca vaccino, ecco quanto ha detto Ema (Agenzia europea del farmaco): protegge dalla malattia e salva vite da morte da Covid. E questo su larga scala, sui grandi e grandissimi numeri, questo è non altro vuol dire la formula “benefici largamente superiori ai rischi”.

Ema ha poi detto anche che possibile effetto collaterale sono gli episodi di trombosi registrati dopo la somministrazione del vaccino. Possibile, dice Ema, che sia un effetto collaterale. Non una certezza ma una probabilità. Comunque, registra Ema, effetto e danno che, se collaterali, sono certamente rari: 62 casi finora registrati in Europa, Gran Bretagna compresa, di cui 18 letali.

Sulla base di questi fatti Ema ha detto che sì, la vaccinazione mediante AstraZeneca può e deve continuare. Il principio e la verifica di efficienza dicono che vaccino AstraZeneca immunizza e salva da Covid, il principio e la verifica di precauzione dicono che il farmaco può avere contro indicazioni (come avviene per la quasi totalità dei farmaci in uso). Sta al decisore politico scegliere come dosare l’applicazione contestuale dei due principi. 

Astrazeneca: l’effetto collaterale trombosi

Quelle in esame non sono genericamente le trombosi. Ce ne sono di trombosi centinaia di migliaia l’anno solo in Italia e ovviamente il vaccino non c’entra. Sotto esame un particolare tipo di trombosi (cerebrale o organi addominali) in contemporanea con calo di piastrine nel sangue (circostanza inconsueta). Si sono verificate entro le prime due settimane dalla prima dose ricevuta di AstraZeneca.

Si annunciano e manifestano con violenti mal di testa e/o fortissima nausea. Importante è dire che se diagnosticate rapidamente per quel che sono possono essere curate. Ipotesi diagnostica è che in una statisticamente assai improbabile combinazione tra condizione fisiologica particolare del singolo organismo e farmaco si sviluppi una sorta di sovra effetto immunologico con sollecitazione di anticorpi che vanno ad aggredire le piastrine. Eventi rari, ma eventi veri. Un collegamento tra vaccino AstraZeneca ed eventi rari può decisamente esserci.

Astrazeneca sopra e sotto i 60 anni

Perché AstraZeneca sì sopra i 60 anni e forse sotto i 60 anni (questa l’indicazione di massima in Europa)? Il semplicismo di quello che appare come senso comune giustamente pensa: perché sotto i 60 fa male e sopra i 60 non fa male. Il senso comune si auto inganna, il semplicismo fa deragliare dalla realtà.

Non c’è alcun senso clinico e biologico o farmacologico, è la matematica a dare un senso al perché sopra i 60 anni sì e sotto i 60 anni forse. Sopra i 60 anni in caso di Covid contratto la possibilità di morte è superiore al due per cento (due per cento della popolazione contagiata, non della popolazione in assoluto).

La possibilità di trombosi come effetto collaterale è intorno allo 0,0001. Non c’è raffronto: sopra i 60 anni vaccinarsi con AstraZeneca è una scommessa vincente sul tavolo della sopravvivenza. Sotto i 60 anni e man mano che cala la classe d’età cala anche drasticamente la percentuale di rischio di morte in caso di Covid contratto, arriva nella sua discesa a dimensioni dello zero virgola.

Resta anche sotto i 60 anni la possibilità statistica di morire di Covid più alta di quella di morire di trombosi post vaccino, la la differenza si riduce di molto rispetto a quella che c’è sopra i 60 anni. Si riduce talmente da lasciar preferire sotto una soglia di età un altro vaccino. Sempre che questo altro vaccino sia disponibile. Quindi non e vale la pena di ripetere cento volte non è che AstraZeneca faccia male sotto i 60 e bene sopra i 60, è che sopra i 60 il rischio Covid è infinitamente superiore al rischio trombosi e sotto i 60 il delta tra i due rischi si riduce di molto. 

Il danno di smettere con AstraZeneca

Se si smette con AstraZeneca l’Europa non si vaccina a sufficienza entro il 2020. Non ce la fa con le dosi degli altri vaccini. E in questo caso il danno in termini di malati e morti va calcolato in termini di centinaia e decine di migliaia di ospedalizzati e decessi.

Se si adottasse il principio del blocco di ogni vaccino che registra rari eventi avversi, sotto esame anche Johnson e Johnson che usa la stessa tecnologia immunitaria di AstraZeneca e tutt’altro che via libera per Sputnik che ha il peccato originale di una sperimentazione non trasparente. E che si farà alla prima morte dopo Pfizer, anche se non dipendesse da Pfizer?

La confusione e il cosiddetto disastro comunicativo

La confusione c’è ed è legittimo, naturale ed ovvio che i cittadini siano confusi e incerti. Non sta a loro decifrare e divulgare il complesso e complicato. Starebbe al sistema della comunicazione apprendere il complicato, metabolizzarlo, comprenderlo e divulgarlo senza rifuggire dalla complessità come fosse la peste. Ma il sistema della comunicazione, invece che districare e governare il complicato, si fa un alibi del complesso nella realtà. Invece di affrontare la difficoltà, dichiara il difficile non sua competenza. E battezza “disastro comunicativo” quel che è anche la sua diserzione dal ruolo.

Il singolo cittadino non è tenuto a ricordare e collegare il consiglio iniziale di AstraZeneca da somministrare sotto i 60 anni al fatto che allora mancavano dati di efficienza di AstraZeneca sulla popolazione anziana. Poi quei dati arrivarono ed erano positivi. Già allora non è che AstraZeneca facesse male agli anziani e bene ai giovani, allora si sapeva funzionava sui giovani, non si sapeva quanto funzionasse sugli anziani.

Il cittadino può non ricordare e può essere disorientato e pensare: ma come, prima AstraZeneca non  agli anziani e ora agli anziani? Il cittadino non è tenuto al rapportarsi con la complessità del reale, ci dovrebbe essere l’informazione a farlo per lui. Ma l’informazione gioca a scimmiottare il cittadino e volentieri assume le movenze del cittadino confuso e disorientato.

Di conseguenza è pieno fino e oltre l’orlo di intimidatori lamenti giornalistici verso Ema e la scienza che non dicono parole chiare e nette. Si pretende quel che non è nella realtà, si pretende che la scienza dica con questo o quel farmaco mai effetti collaterali, mai succede nulla oppure con questo o quel farmaco sempre o quasi eventi avversi. E poi si pretendono irreali semplificazioni a misura di format di pensiero on-off e a spessore di categorie concettuali che non varcano i confini del bianco o nero. Si pretende una realtà semplificata che semplicemente non esiste e si battezza con sussiego disastro informativo altrui la propria incapacità ad informare.

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