ROMA – Sfortuna, più che stile di vita: nel 66% dei casi di tumore non conta tanto lo stile di vita, quanto a mutazioni legate al puro caso. E’ il risultato a cui sono arrivati i ricercatori della John Hopkins School of Medicine del Maryland, negli Stati Uniti.
In sostanza gli scienziati hanno osservato che nel 66% dei tumori non ci sono comportamenti a rischio da parte dei malati: ovvero niente fumo, vita sedentaria o alimentazione sbagliata. Questo naturalmente non significa che la scienza abbia “sdoganato” fumo, alcool e così via: solo il fumo resta responsabile, ad esempio, del 20% dei casi di tumore in tutto il mondo. Spiega Repubblica:
Gli autori della ricerca sono il genetista Bert Vogelstein e il matematico Christian Tomasetti che hanno analizzato 31 differenti tumori e, seguendo dei modelli matematici, sono arrivati al seguente risultato: solo 9 sono risultati essere collegati allo stile di vita o a difetti genetici; i restanti 22 erano “principalmente collegati alla sfortuna: il Dna o come viviamo hanno solo un piccolo impatto”, evidenziano i ricercatori.
Tra le neoplasie collegate alla ‘cattiva sorte’, la ricerca inserisce quelle localizzate in alcuni organi e tessuti: cervello, testa-collo, tiroide, esofago, polmone, osso, fegato, pancreas, melanoma, ovario e testicolo. Su alcune forme tumorali i ricercatori evidenziano invece come il fumo, gli effetti del sole, delle radiazioni, di un eccessivo consumo di carne e fattori genetici possano avere un effetto scatenante (ad esempio tumore al polmone, fegato e gola).
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