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Cellule polmonari dalle staminali: una nuova risorsa per trapianti e ricerca

di admin |2 Dicembre 2013 17:02

Cellule polmonari dalle staminali: una nuova risorsa per trapianti e ricerca (Foto Ansa)

ROMA –  Per la prima volta la differenziazione delle staminali ha permesso di ricreare in laboratorio le cellule polmonari. Un risultato importante che apre ad applicazioni nuove. Le cellule così ottenute infatti potranno essere usate per studiare le malattie respiratorie, sperimentare farmaci e in futuro ricostruire in laboratorio tessuti per i trapianti.

Lo studio è stato condotto da un gruppo coordinato dai  ricercatori del Columbia University Medical Center e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Biotechnology.

I ricercatori hanno ottenuto il risultato in più fasi: hanno prima raccolto cellule della pelle umana e le hanno immerse in un cocktail di fattori di crescita che le ha fatte tornare indietro nel tempo trasformandole in staminali pluripotenti indotte, cioè cellule non ancora differenziate che possono assumere qualsiasi tipo di “specializzazione”. Poi le staminali sono state immerse in altri fattori di crescita che le hanno indotte a diventare cellule dei polmoni e delle vie aeree.

Hans-Willem Snoeck, che ha coordinato lo studio, ha spiegato: “Finora è stato mostrato che è possibile trasformare cellule staminali umane in cellule cardiache, pancreatiche, intestinali, del fegato, e cellule nervose. Ora siamo finalmente in grado di realizzare cellule del polmone e delle vie aeree. Questo è importante per i trapianti di polmone che hanno grossi problemi di rigetto”.

Sebbene qualsiasi applicazione clinica sia ancora molto lontana, il risultato, sottolinea Snoeck, ”getta le basi per realizzare in futuro trapianti autologhi di polmone, cioè trapianti che utilizzano le cellule di un paziente, come la pelle, per generare tessuto polmonare funzionale”.

L’idea è arrivare a futuri trapianti autologhi utilizzando il polmone di un donatore solo come impalcatura, rimuovendo quindi tutte le cellule polmonari, su cui seminare e far crescere le nuove cellule polmonari derivate dal paziente, conclude Snoeck: “In questo modo  i problemi di rigetto potrebbero essere evitati”.

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