Colorado: marijuana medicinale anche per i bambini. Lo chiedono i genitori

Colorado: marijuana medicinale anche per i bambini
Coltivazione di cannabis (Foto LaPresse)

DENVER (COLORADO) – Marijuana medicinale per curare i bambini affetti da epilessia:  lo chiedono i genitori dei bimbi malati. Dopo le prime sperimentazioni, i genitori avrebbero infatti notato una drastica riduzione delle crisi epilettiche nei loro figli in seguito all’utilizzo della “Tela di Carlotta“, un olio ottenuto dalla cannabis, che ha dei livelli molto bassi di THC (uno dei maggiori e più noti principi attivi della pianta) e di cannabidiolo, un derivato della canapa, che ha effetti sedativi e antiepilettici. Al momento più di mille persone sono in attesa per farsi curare.

La speciale medicina è coltivata da 5 fratelli e presto potrebbe anche essere esportata fuori dal Colorado, (primo Stato degli Usa ad autorizzare la vendita di marijuana ai maggiorenni), vista la grande richiesta che arriva dall’estero: “La nostra lista nazionale e internazionale di attesa sale di 100, 200 persone ogni giorno. E’ attualmente di circa 7.000 a 8.000”, ha spiegato Jared Stanley, uno dei fratelli pionieri della nuova cura.

Charlotte Figi, una bambina affetta  dalla sindrome di Dravet, una forma devastante di epilessia pediatrica, è stata invece la prima paziente a sperimentare gli effetti benefici della “Tela di Carlotta”. Sua madre ricorda come avesse perso ogni speranza per sua figlia: “La qualità della vita non c’era. Voglio dire, eravamo al punto che speravamo sarebbe morta pacificamente nel sonno, tanta era la sofferenza. Lei non c’era. Charlotte non c’era più”.

Poi il padre della piccola è venuto a conoscenza delle qualità curative del cannabidiolo e ha contattato i fratelli Stanley. L’uomo ha detto che allora Charlotte non poteva camminare, parlare o mangiare e aveva circa 1.200 crisi al mese. Ma dopo aver preso qualche goccia della “Tela di Carlotta” ogni giorno, sua figlia ha iniziato a mostrare un miglioramento sorprendente. “E ‘stato incredibile sentirla parlare e interagire con me “, ha spiegato Figi. “Non riesco nemmeno a mettere in parole ciò che significa per me”.

Rimane scettico Amy Brooks-Kayal, il capo della Neurologia Pediatrica all’Ospedale Pediatrico Colorado, che ricorda come siano ancora necessari molti studi prima di capire quali siano i rischi connessi all’uso di questo tipo di sostanze, quali i rischi sul fegato e sull’emocromo, oltre che sulla memoria e l’apprendimento. Rischi a lungo termine, che però vanno messi in conto. In effetti, la cura non ha prodotto effetti positivi su tutti i pazienti. Lo ammette lo stesso Stanley, sebbene ritenga che i medici siano propensi a focalizzare la loro attenzione solo sui casi in cui non ha avuto un buon esito.

 

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