Coronavirus bimbi meno contagiati: immuni o pochi tamponi? Coronavirus bimbi meno contagiati: immuni o pochi tamponi?

Coronavirus, bimbi meno colpiti dal contagio: più immuni o pochi tamponi?

ROMA – I bimbi sembrano essere meno esposti al contagio da coronavirus: sono più immuni o vengono effettuati pochi tamponi?

Questa la domanda a cui i pediatri stanno cercando di rispondere per valutare il rischio di positività al covid-19 nei bambini e negli adolescenti sotto i 18 anni.

Bimbi e coronavirus, come si trasmette?

Fabio Mosca, direttore di Neonatologia del policlinico di Milano e presidente della Società italiana di Neonatologia, spiega che la maggior parte dei neonati che nascono da mamme positive  non risultano contagiati.   

La trasmissione verticale del virus da mamma a bimbo, o tramite il latte materno, ad oggi non è stata infatti dimostrata.

Per questo motivo, si consiglia alle mamme con sintomi anche lievi, di continuare con l’allattamento al seno, ma di fare attenzione al lavaggio delle mani e a disinfettare gli ambienti. 

Nel caso di un neonato positivo, spiega Mosca, in genere le condizioni non sono preoccupanti e si ipotizza che sia protetto dall’immunità innata

Coronavirus e bimbi, i dati in Italia

Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, al 10 aprile i contagi nella fascia di età 0-18 anni sono stati 2040.

Di questi, 880 sono stati registrati in ragazzi tra i 12 e i 18 anni.

Nelle fasce 0-1, 2-6 e 7-11 anni, invece, si sono registrati rispettivamente 400 casi ciascuna. 

Solo il 7% dei bambini contagiati è stato ricoverato in ospedale, mentre un bimbo tra i 2 e i 6 anni è deceduto.

I pediatri sostengono che la percentuale di bambini contagiati dal coronavirus sia molto più alta, lasciando fuori gli asintomatici che non vengono sottoposti a tampone.

Appello dei pediatri: “Più tamponi e catene di trasmissione”

Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri, sottolinea che è necessario capire se il problema sia che nei bimbi vengono fatti meno tamponi.

Infatti, spesso le famiglie dei bimbi per cui si sospetta il coronavirus vengono contattate quando i sintomi sono sfumati e i tamponi non vengono eseguiti.

Giuseppe Mele, presidente del Simpe, spiega che manca uno studio approfondito della situazione nei bambini “soprattutto nella fase di ripresa delle scuole, proprio per poter andare a spegnere i focolai in maniera mirata”.

Gli effetti del coronavirus sui piccoli pazienti

Un altro problema, spiega il direttore di Pediatria dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è che i sintomi del covid-19 sono spesso lievi.

“Sono molto preoccupato per gli altri bambini che hanno bisogno di cure: c’è diffidenza a portarli in ospedale per paura del contagio e così arrivano da noi in ritardo, in condizioni gravissime”, dice Villani.

Inoltre, l’emergenza coronavirus arreca danni ai piccoli pazienti cronici, “che si ritrovano senza cura perché ovunque sono state sospese le attività non urgenti”. (Fonte: Il Messaggero)

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