ROMA – Anche in Australia è stato registrato un caso, il primo nel continente, del coronavirus cinese. Secondo quanto riporta l’emittente Abc, un uomo di ritorno da Wuhan, città considerata il focolaio dell’infezione, ha presentato sintomi riconducibili al virus simile alla Sars che ha fatto già 4 vittime in Cina. L’uomo è stato messo in isolamento nella sua abitazione.
Quindici membri dello staff ospedaliero di Wuhan sono state infettate dal coronavirus all’origine della malattia. Lo hanno comunicato le autorità sanitarie all’indomani della prima conferma della trasmissibilità del virus da uomo a uomo. Oltre ai quindici casi accertati, di cui uno in condizioni critiche, anche un sedicesimo membro dello staff medico è sospettato di avere contratto il virus ed è stato anch’egli ricoverato in quarantena come i suoi colleghi.
Cresce dunque l’allerta internazionale, a pochi giorni dal Capodanno cinese, e negli aeroporti sono scattati i controlli, incluso l’aeroporto di Roma Fiumicino con misure di monitoraggio e locandine informative per i viaggiatori.
Intanto, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha convocato il Comitato di emergenza in merito al nuovo coronavirus. Il comitato si riunirà il 22 gennaio a Ginevra per accertare se il focolaio di casi “rappresenti un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere fatte per fronteggiarla”.
Il pensiero va infatti inevitabilmente all’epidemia di Sars che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), tra il 2002 e il 2003 fece registrare 813 decessi e 8.437 contagi in una trentina di Paesi: anche in questo caso alla base dell’infezione respiratoria era un coronavirus comparso in Cina. Gli esperti invitano però alla cautela nelle similitudini e invitano a non creare allarmismo, sottolineando come si tratti ora di un nuovo ceppo del virus.
Coronavirus cinese, almeno 1700 casi
Dopo vari casi di ‘polmonite misteriosa’ segnalati lo scorso dicembre a Wuhan (con un legame con il mercato di Huanan Seafood, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi), il 9 gennaio 2020 il CDC cinese ha reso nota infatti l’identificazione di un nuovo coronavirus (2019-nCoV) come agente che ha causato le polmoniti ed è stata resa pubblica la sequenza genomica. Ad oggi, due casi sono stati segnalati anche a Pechino ed uno a Shenzhen al Sud, ed alcuni si registrano pure fuori dalla Cina ed associati a viaggi: due in Thailandia, uno in Giappone ed uno in Corea del Sud. Insomma, il virus sta circolando e secondo una stima dell’Imperial College di Londra i casi reali potrebbero essere circa 1700.
“Il fatto che casi si siano verificati anche fuori dalla Cina e dalla città di Wuhan, centro del focolaio – spiega Rezza – induce a pensare che da Wuhan si sia determinata una certa trasmissione, ed è inverosimile che sia riconducibile al solo bacino animale. Inoltre, notizie non ufficiale parlano anche di alcuni casi del virus, ma molto limitati, in persone che non hanno visitato o soggiornato a Wuhan. Tutti elementi che ci fanno pensare ad una trasmissione interumana”. A questo punto, avverte, “non si può escludere che casi possano arrivare anche in Europa e in Italia, ma l’importante è identificarli ed isolarli subito. Se si interviene con rapidità si può infatti bloccare la diffusione, isolando gli infetti e procedendo alla quarantena dei contatti, ma è chiaro – precisa – che questo si può fare solo se gli infetti non sono tanti”.
E sono cinque, in 16 anni, i virus che hanno fatto il ‘salto di specie’, ossia che dagli animali che li ospitavano sono diventati capaci di trasmettersi da uomo a uomo, rileva la virologa Ilaria Capua, secondo la quale si tratta di un “forte campanello d’allarme”.
Coronavirus cinese, controlli negli aeroporti
Quanto al rischio che il virus possa arrivare anche in Occidente, “la probabilità di introduzione del virus nell’Unione Europea è considerata bassa, anche se – afferma il ministero della Salute – non può essere esclusa”. L’Italia, all’aeroporto di Fiumicino, ha 3 voli diretti con Wuhan, e numerosi voli non diretti. Come previsto dal Regolamento Sanitario Internazionale, dunque, a Fiumicino è in vigore una procedura sanitaria per verificare l’eventuale presenza a bordo degli aerei provenienti da Wuhan di casi sospetti sintomatici e il loro eventuale trasferimento in bio-contenimento all’Istituto Spallanzani di Roma.
Nell’aeroporto sono state anche affisse locandine informative. Da parte sua, l’Oms incoraggia tutti i Paesi a rafforzare la sorveglianza delle infezioni respiratorie acute acute ma, al momento, non raccomanda alcuna restrizione per i viaggi ed il commercio. (Fonte ANSA).