Coronavirus, contagi tornano a salire: ma non i numeri di morti e terapie intensive

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 6 Luglio 2021 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, contagi tornano a salire: ma non i numeri di morti e terapie intensive

Coronavirus, contagi tornano a salire: ma non i numeri di morti e terapie intensive (Foto Ansa)

I contagi da Coronavirus tornano a salire in Italia e in Europa. E torneranno a salire nei prossimi mesi, per via delle varianti (come la Delta). Ma, appunto, salgono i contagi, non i morti e i ricoveri in terapia intensiva. Merito della campagna vaccinale che va avanti. E i vaccini attenuano i sintomi del Covid.

Coronavirus: contagi tornano a salire in Italia e in Europa

Torna a salire la curva dei contagi da virus SarsCoV2 in Italia e in altri 9 Paesi europei. E’ una crescita che nella maggior parte dei casi è di tipo lineare. E che nel nostro Paese ha cominciato a dare alcuni segnali negli ultimi cinque giorni, dopo che per altri cinque era stata in stasi.

Se le stime degli esperti indicano che sta avvenendo quanto si cominciava a temere da tempo, i numeri dell’epidemia restano bassi, ottimali per riprendere il tracciamento e per fare il sequenziamento, ossia le contromisure che, con i vaccini, permetterebbe di bloccare la diffusione del virus.

L’aumento dei casi, in Italia come in Europa, è probabilmente dovuto alla circolazione della variante Delta, che ovunque si prepara a prendere il sopravvento sulla variante Alfa, attualmente la più diffusa. In Italia il sorpasso potrebbe avvenire e metà luglio, secondo le stime del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Saranno invece i dati della settimana in corso, ha detto ancora Sebastiani, a confermare la tendenza all’aumento appena riscontrata.

“I dati di questa settimana – ha rilevato – saranno utili per capire se si tratta degli aumenti osservati da tre settimane in decine di province italiane, che si sono rivelati transitori e tipici di focolai circoscritti, o se invece si tratta di una vera e propria ripresa della diffusione non circoscritta”.

Coronavirus Italia: le province da tenere d’occhio per i contagi

Sorvegliate speciali sono cinque province che negli ultimi sette giorni “mostrano un trend di crescita lineare dell’incidenza, con consistenti valori medi del tasso di aumento settimanale”. Così ha proseguito il matematico. Che si riferisce alle province di Napoli, Lodi, Verona, Caltanissetta, e Ascoli Piceno.

I numeri dell’Europa

Sempre nell’ultima settimana, osserva il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), i casi di Covid-19 sono aumentati più del previsto in Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia, Irlanda, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Spagna.

Mentre per i decessi la variazione rispetto alle attese è molto più contenuta. In particolare, secondo le stime del centro previsionale Covid dell’Ecdc, tra il 26 giugno e il 3 luglio in Spagna avrebbero dovuto esserci 21.743 casi, invece ce ne sono stati oltre il doppio, 51.405. In Italia, 5.222 invece di 3.909. In Belgio, le previsioni dell’Ecdc davano per la stessa settimana 1.960 nuovi casi, ce ne sono stati oltre 4.000.

Bollettino Italia: in calo ricoveri in terapia intensiva (e non solo)

In Italia, intanto, l’aggiornamento del ministero della Salute segnala che nelle ultime 24 ore i nuovi casi positivi sono stati 480, contro gli 808 del giorno precedente. Sono stati identificati per mezzo di 74.649 test, fra tamponi molecolari e antigenici, contro i 141.640. Il tasso di positività è allo 0,6%, sostanzialmente stabile rispetto allo 0,57% di 24 ore prima.

In calo di 6 unità i ricoverati per Covid-19 in terapia intensiva, con 2 nuovi ingressi giornalieri contro i 7 del giorno prima. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 1.337, in calo di 27 unità in 24 ore. I decessi sono stati 31 (12 il giorno prima), ma il ministero avverte che 10 sui 16 della Campania si riferiscono al periodo dicembre-giugno scorsi. E che in Toscana 4 su 8 si riferiscono anch’essi a periodi pregressi non meglio specificati.