Coronavirus, danni ai polmoni ben visibili tre mesi dopo anche su pazienti non finiti in terapia intensiva

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2020 - 16:46 OLTRE 6 MESI FA
Polmoni, danni da covid

Coronavirus, danni ai polmoni ben visibili anche tre mesi dopo: lo studio dell’università di Oxford. Nella foto Ansa, danni ai polmoni provocati dal virus

Coronavirus, i danni ai polmoni sono ben visibili ed identificabili anche tre mesi dopo su pazienti non finiti in terapia intensiva. Lo dimostra uno studio condotto dall’università di Oxford.

I danni ai polmoni causati dal Covid-19 sono ben visibili e continuano ad esserci anche dopo oltre 3 mesi dall’infezione. Lo dimostra un piccolo studio condotto dall’università di Oxford.

Coronavirus, la tecnica usata per studiare i danni ai polmoni

Lo studio è stato possibile grazie ad una nuova tecnica di risonanza magnetica messa a punto dall’università di Sheffield e che permette di vedere queste anomalie altrimenti non rilevabili con i metodi convenzionali.

I pazienti che hanno partecipato alla ricerca hanno tra i 19 e 69 anni.  E’ stato fatto inalare del gas xeno durante la risonanza magnetica.

Otto dei 10 pazienti studiati aveva fiato corto persistente e stanchezza ancora 3 mesi dopo essersi ammalati di Covid.

Nessuno di loro era stato ricoverato in terapia intensiva o aveva avuto bisogno di ventilazione artificiale, e le normali tecniche di diagnosi per immagini non avevano rilevato problemi ai loro polmoni.

I danni a lungo termine provocati ai polmoni

I danni a lungo termine ai polmoni sono stati visibili grazie a questa nuova tecnica.

La tecnica ha infatti mostrato le aree dove l’aria non scorreva facilmente dai polmoni al sangue in otto di coloro che avevano l’affanno.

Il prossimo passo per i ricercatori, guidati da Fergus Gleeson, sarà fare la stessa sperimentazione su 100 persone.

Lo scopo è di vedere se si hanno gli stessi risultati nei malati non ricoverati in ospedale e che non hanno avuto sintomi gravi.

L’idea è quella di lavorare con i medici di famiglia, per fare la risonanza magnetica allo xeno alle persone risultate positive al SarsCov2, di varie fasce d’età.

L’obiettivo è scoprire se hanno danni ai polmoni e se sono permanenti o passano col tempo.

“Mi aspettavo qualche forma di danno polmonare – commenta Gleeson – ma non della grandezza che abbiamo visto”.

Secondo i ricercatori, questi danni identificati con lo xeno potrebbero essere una della ragioni per cui le persone si sentono ancora poco bene a diversi mesi dall’infezione.