Coronavirus: cos'è l'ipossia silente, la malattia legata al Covid-19 Coronavirus: cos'è l'ipossia silente, la malattia legata al Covid-19

Coronavirus: cos’è l’ipossia silente, la malattia legata al Covid-19

ROMA – Coronavirus, la morte silenziosa. Del COVID-19 c’è un sintomo pervasivo ma inizialmente sottovalutato: è la ipossia.

Il COVID-19 a differenza di molte altre malattie respiratorie, può lentamente affamare il corpo di ossigeno senza che all’inizio subentri il respiro corto, scrive Maya Wei-Haas su National Geographic.

Se i pazienti hanno difficoltà a respirare o avvertono la pressione al torace – tra i sintomi che i Centers for Disease Control and Prevention elencano come segnali di emergenza – significa che sono già in gravi difficoltà.

L’ipossia silente ha sorpreso molti medici. Alcuni pazienti sono a corto di ossigeno al punto che normalmente gli operatorisanitari si aspettano che diventino confusi o siano sotto shock.

E invece sono presenti, calmi e reattivi. Chiacchierano con i medici. Usano i telefoni cellulari. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire come esattamente il COVID-19 devasti il corpo e perché il virus in particolare colpisca la respirazione.

Spesso, la dispnea è in contemporanea alla perdita di elasticità nel tessuto polmonare. Molte malattie respiratorie possono irrigidire i polmoni, a causa di infiammazione, cicatrici o accumulo di liquidi e pus.

La rigidità polmonare influisce anche sulla capacità del paziente di espellere l’anidride carbonica e l’accumulo scatena il  bisogno di respirare.

Solitamente i livelli di anidride carbonica nel corpo si situano in range ristretto. Se aumentano, il cervello riceve un allarme di emergenza, ovvero la sensazione di affanno.

All’inizio del decorso della malattia, i polmoni dei pazienti sono elastici, inspirano ed espirano liberamente. Man mano che lentamente diminuiscono i livelli di ossigeno aumenta gradualmente la frequenza respiratoria così da espellere l’anidride carbonica.

Il risultato è una subdola insorgenza dell’ipossia, alcuni pazienti hanno livelli pericolosamente bassi di ossigeno senza che tuttavia aumentino quelli di anidride carbonica che normalmente avviserebbero il corpo del problema.

In precedenza i medici hanno osservato casi di ipossia silente tra gli alpinisti e piloti d’alta quota.

Mentre l’aereo raggiunge l’alta quota la pressione atmosferica diminuisce, il che significa che per ogni respiro sono disponibili meno molecole di ossigeno ma la respirazione rapida espelle ancora l’anidride carbonica.

L’esperienza COVID-19 potrebbe essere analoga a ciò che accade ai piloti.

Nelle prime fasi della malattia, i pazienti che respirano rapidamente mantengono spesso una discreta funzione cardiaca e dunque sono in grado di pompare sangue alle estremità.

Senza bassi livelli di anidride carbonica, i pazienti COVID-19 potrebbero forse soffrire di livelli di ossigeno ancora più bassi di quelli misurati, il che potrebbe aggravare ulteriormente un caso di coronavirus già con gravi complicazioni.

Non sono ancora stati condotti studi approfonditi per stabilire se la diagnosi precoce dell’ipossia silente possa migliorare i risultati di COVID-19.

Per ora, il motivo per cui il coronavirus causi l’ipossia silente è in gran parte sconosciuto. “Su questo siamo un po’ confusi ma ci sono delle ipotesi”, dice Ottestad.

Una si basa sul fatto che l’ossigeno si sposta dai polmoni al sangue passando da minuscole sacche d’aria note come alveoli dei vasi sanguigni.

SARS-CoV-2 invade attaccando le punte a recettori proteici sparsi sulla parte superiore delle cellule chiamate ACE2, abbondanti nei polmoni e nelle numerose sacche d’aria.

Una volta che il virus si è stabilito in un numero abbastanza consistente di cellule, ne consegue una battaglia tra la risposta immunitaria del corpo e il virus, provocando una valanga di danni.

Un effetto che potrebbe ostacolare il passaggio dell’ossigeno dagli alveoli al sangue, mentre l’anidride carbonica – che passa molto più facilmente dal sangue attraverso i polmoni – è meno colpita.

Il COVID-19 ha portato molti operatori sanitari a cercare percorsi più efficaci per la cura. Attulmente in molti ipotizzano di non utilizzare la ventilazione meccanica a meno che le condizioni del paziente non siano molto gravi.

Stanno infatti tentando cure di supporto meno invasive, come l’ossigenoterapia e mettendo i pazienti in posizione prona così da consentire un migliore flusso di ossigeno.

Accrescere la consapevolezza riguardo a questo sintomo silenzioso di COVID-19, scrive Wei-Haas, potrebbe far sì che le persone vadano in ospedale prima che subentrino gravi complicazioni e sia necessaria la ventilazione meccanica.

Il pulsossimetro (misura la saturazione arteriosa di ossigeno dell’emoglobina e la frequenza cardiaca) è in grado di rilevare eventuali carenze di ossigeno anche asintomatiche, è d’aiuto a monitorare l’ipossia silente.

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