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Coronavirus in Lazio, i pediatri: “Bambini evitino centri commerciali e supermercati”

Coronavirus in Lazio, i pediatri: "Bambini evitino centri commerciali e supermercati"
Coronavirus in Lazio, i pediatri: “Bambini evitino centri commerciali e supermercati” (Foto Ansa)

ROMA  –  Anche nel Lazio i medici di base e i pediatri di libera scelta che rientrano nella task-force regionale invitano i mutuati, adulti e bambini, a seguire determinate accortezze per prevenire possibili contagi da coronavirus. Misure come quelle di non frequentare luoghi chiusi o molto popolosi.

“Finora l’incidenza del virus – ha spiegato al Messaggero Teresa Rongai, a capo della Fimp Roma – nella popolazione pediatrica è bassissima”, e nella Capitale non c’è alcun caso di contagio autoctono. “Questo però non significa – prosegue la Rongai – che non è necessario assumere delle precauzioni soprattutto per i più piccoli. Per questo invitiamo le famiglie a non frequentare luoghi chiusi come supermercati o centri commerciali, a limitare in sostanza in questo periodo la frequentazione di posti con molte persone e invitiamo le famiglie con figli piccoli a rimandare i controlli ambulatoriali laddove possibile”.

Nel caso in cui poi qualcuno fosse entrato in contatto con persone residenti nelle zone rosse del Nord Italia “è opportuno prima di recarsi negli studi dei propri medici, avviare dei consulti telefonici anche nei casi in cui dovessero essere dei sintomi influenzali o para influenzali che saranno gestiti dai medici secondo le disposizioni impartite dal ministero della Salute”.

Coronavirus, Regione Lazio: “Chi è stato nelle zone focolaio contatti la Asl”

In un’ordinanza la Regione Lazio ricorda di contattare, in caso di febbre, i numeri di telefono 112 o 1500, e di non andare al pronto soccorso. E di contattare la Asl di appartenenza se si è stati nelle aree focolaio del coronavirus. Confermato il blocco dei concorsi pubblici regionali, e, come stabilito dal ministero dell’Istruzione, anche le gite scolastiche. Nell’ordinanza si parla poi di obbligo per chi è stato nei luoghi di focolai di contattare le Asl di appartenenza, per valutare il da farsi. (Fonti: Ansa, Il Messaggero)

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