Coronavirus è clinicamente morto? Per i virologi quel virus letale ormai non esiste più Coronavirus è clinicamente morto? Per i virologi quel virus letale ormai non esiste più

Coronavirus morto, virus debole… Anzi no, non ci sono prove. Nuova guerra tra virologi

ROMA – Il coronavirus “non esiste più”. Perché il virus in giro oggi “ha perso la sua potenza di fuoco iniziale”.

Due virologi esprimono un concetto simile: prima Alberto Zangrillo dice che clinicamente il coronavirus è morto.

Poi Matteo Bassetti dice che ormai quel che rimane del virus ha perso la potenza devastante del primo ceppo.

Ma contro Zangrillo e Bassetti arriva il fuoco incrociato di Giuseppe Ippolito e Luca Richeldi: secondo questi altri esperti non ci sono le prove scientifiche di queste affermazioni ed è pericoloso lanciare questi messaggi.

Rimane un dato di fatto. I virologi italiani non riescono a mettersi d’accordo e noi profani del mestiere restiamo nel dubbio? A chi dobbiamo dare retta.

Zangrillo: “Il coronavirus clinicamente non c’è più”

“Clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più”. Così Alberto Zangrillo, direttore terapia intensiva del San Raffaele di Milano, a ‘1/2 ora in più’. “Circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere a fine mese-inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”.

Il primario rileva che “i tamponi eseguiti attualmente negli ultimi dieci giorni hanno una carica virale, dal punto di vista quantitativo ,assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di un mese, due mesi fa”. Ed è “la verità, la dico ufficialmente, tutti gli italiani se ne facciano una ragione”. Zangrillo ha sottolineato le sue affermazioni dicendo: “Ci metto la firma”.

Bassetti: “Il virus ha perso la sua potenza di fuoco”

Il nuovo coronavirus “potrebbe ora essere diverso: la potenza di fuoco che aveva tale virus due mesi fa non è la stessa potenza di fuoco che ha oggi”. Lo afferma all’Ansa il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti. “E’ evidente – sottolinea – che oggi la malattia Covid-19 è diversa: la presentazione clinica e il decorso sono infatti molto più lievi”.

Il presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso, ha sottolineato Bassetti, “ha già dichiarato di aver isolato il virus SarsCov2 in laboratorio a Brescia e che questo sembrava avere una minore virulenza”.

Tuttavia, “al di là delle dimostrazioni scientifiche, da medico che è quotidianamente sul campo – ha affermato l’esperto – dico che i malato di ora sono diversi da quelli di due mesi fa: prima i pazienti avevano una condizione molto più grave, ora meno”.

E’ cioè “evidente – sostiene l’infettivologo – che oggi la malattia Covid-19 è diversa, perchè la sua presentazione clinica ed il suo decorso sono più lievi”.

Facendo sempre riferimento alla sua esperienza ‘in trincea’ in ospedale, Bassetti ha infatti sottolineato come, in totale in questi mesi, abbia visto al San Martino di Genova oltre 1.500 malati di Covid-19: “Da circa 4-5 settimane – ha affermato – i pazienti che vediamo non sono più casi così gravi come a marzo e ad aprile”.

Proprio queste evidenze sul campo, spiega quindi l’infettivologo, “ci fanno dire che il virus potrebbe essere diverso; il perchè va studiato e chiarito, ma certamente la potenza di fuoco che questo virus aveva all’inizio non è la stessa potenza di fuoco di cui dispone oggi”. Se prima aveva cioè un “armamentario bellico potentissimo, per usare una metafora, ora le armi di cui dispone sono minori”.

Ed in tutto questo, precisa Bassetti, “non c’entra assolutamente il fatto che noi medici siamo diventati più bravi a trattare i malati di Covid-19; questo viene dopo, ma è la presentazione clinica iniziale dei pazienti che è cambiata”.

Ippolito: “Nessuna prova che il Coronavirus sia mutato”

Al momento “non vi è alcuna prova o studio scientifico pubblicato che dimostri che il nuovo coronavirus SarsCov2 sia mutato”. Lo afferma all’ANSA il direttore dell’Istituto azionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito. “Fortunatamente in Italia – rileva -abbiamo ora meno casi gravi e ciò dimostra che le misure di contenimento adottate hanno dato i loro frutti”.

“Ad oggi – ha ribadito Ippolito – non c’è alcuna prova nè alcuno studio scientifico pubblicato che il virus sia mutato. E si può parlare solo sulla base di studi scientifici riconosciuti e pubblicati”. Di solito, avverte, “i virus si attenuano nel corso di vari anni, ma non bisogna essere catastrofisti o ottimisti a tutti i costi”. Ora, “ciò che dobbiamo fare – conclude il direttore scientifico dello Spallanzani – è monitorare la situazione giorno per giorno e mai abbandonare la prudenza”.

Richeldi: “Messaggi sbagliati e fuorvianti”

“Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza”. Lo afferma lo pneumologo Luca Richeldi, componente del Comitato tecnico scientifico. “E’ indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane. Non va però scordato- rileva – che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”.

“Peraltro – afferma Richeldi – è bene ricordare che la circolazione virale è un processo dinamico, per cui la gradualità e la cautela nella ripresa delle attività economiche e sociali devono rimanere la nostra priorità.
Soprattutto alla luce delle riaperture del 3 giugno”.

“Del resto, basta vedere come purtroppo la situazione sia molto diversa in Paesi, come Russia, Messico o India, nei quali – conclude – queste misure non hanno potuto essere così efficaci e non hanno dato i confortanti risultati che vediamo nel nostro Paese”. (Fonti: Ansa e Agi)

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