Salutarsi con il gomito? Non è una buona idea, raccomanda l’Oms
Meglio evitare di salutarsi con il gomito. A sostenerlo è il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ricordando la raccomandazione da lui stesso fatta a marzo scorso, quando era da poco esplosa la pandemia di coronavirus.
Il direttore dell’Oms ha rilanciato un tweet dell’economista Diana Ortega in cui si spiega che il saluto col gomito non è meno rischioso di una stretta di mano, dal momento che non consente di osservare la distanza di sicurezza raccomandata per evitare il contagio.
“Salutando le persone, è meglio evitare di toccarsi con i gomiti – scrive Ortega – perché questo ti fa stare a meno di un metro di distanza dall’altro. A me piace mettermi una mano sul cuore per salutare le persone in questi giorni”, è il consiglio dell’economista.
A inizio pandemia, tra l’altro, l’Oms aveva invitato la popolazione mondiale a starnutire e tossire nella piega del gomito flesso, in modo da ridurre la dispersione delle goccioline del respiro.
Salutarsi toccandosi con questa articolazione sarebbe “un uso parallelo e promiscuo dell’articolazione cubitale, che potrebbe costituire fonte di rischio e causa di contagio, in quanto non igienico né sicuro”, spiega Ivano Iai, presidente del conservatorio di Sassari.
Ecco perché Iai con un decreto ha deciso di vietare del tutto la “nuova e incauta abitudine”. Il divieto mira a tutelare la sicurezza sanitaria dei docenti, dei dipendenti e degli studenti.
I saluti alternativi
Oltre al gomito nei mesi più acuti dell’emergenza anche altre alternative alla stretta di mano hanno preso piede.
In India era tornato in auge il namasté, grazie all’attore di Bollywood Anupam Kher, che l’aveva consigliato: “È igienico, amichevole e focalizza le tue energie: provalo”.
A Wuhan, invece, si era diffuso il saluto con i piedi, ribattezzato “Wuhan shake”. Ma il saluto col gomito pare avesse preso maggiormente piede in occidente. L’Oms lo sconsiglia, meglio una mano sul cuore. (Fonte: Twitter).
