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Coronavirus sopravvive fino a 9 giorni sulle superfici di metallo, vetro o plastica

di Daniela Lauria |10 Febbraio 2020 12:27

Coronavirus sopravvive fino a 9 giorni sulle superfici (foto archivio Ansa)

Coronavirus sopravvive fino a 9 giorni sulle superfici (foto archivio Ansa)

BERLINO – Il nuovo coronavirus può sopravvivere sulle superfici fino a 9 giorni. Lo affermano quattro ricercatori tedeschi, Günter Kampf, Daniel Todt, Stephanie Pfaender, Eiker Steinmann, in un articolo pubblicato sulla rivista The Journal of Hospital Infection. Ma niente panico: in compenso il virus non è molto resistente e bastano detergenti comuni, a base di candeggina o alcol, per ucciderlo. 

In realtà non di una vera e propria scoperta si stratta, ma di una revisione di studi che pone nuovi interrogativi sulle modalità di diffusione del virus. I ricercatori della University Medicine Greifswald, in Germania, hanno riesaminato la letteratura scientifica su tutte le informazioni disponibili riguardo alla persistenza dei coronavirus umani e animali su superfici inanimate e sulle strategie di inattivazione con agenti biocidi utilizzati normalmente per la disinfezione chimica nelle strutture sanitarie.

L’analisi di 22 studi rivela che i coronavirus umani come quello della sindrome respiratoria acuta grave (Sars), della sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) o i coronavirus umani endemici (HCoV) possono persistere su superfici inanimate come metallo, vetro o plastica fino a 9 giorni. Ma al tempo stesso ma possono essere inattivati in modo efficiente nel giro di un minuto attraverso la disinfezione delle stesse superfici con alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%).

Ma in questi nove giorni ci si può infettare?  Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano spiega al Messaggero che la possibilità è alquanto esigua, perché “la carica virale si abbassa nell’arco delle ore e successivamente dei giorni. La sopravvivenza dipende poi dall’umidità, se ce n’è di più resistono di più e dalle tipologie di substrato: se c’è del materiale organico questi virus si salvano; il materiale proteico infatti fa da schermo e li difende, come biofilm”.

C’è poi da considerare che nel caso del “coronavirus cinese l’occasione di contatto principale sono le goccioline più grosse di quelle che emettiamo, e devono essere assorbite in grande quantità. Per cui, per esempio, la piccola quantità che si può prendere attraverso il dito di una mano su una superficie che ha una ridottissima quantità di virus non determina una infezione efficace”.

“Poiché non sono disponibili terapie specifiche per 2019-nCoV – concludono i ricercatori, guidati da Günter Kampf – il contenimento precoce e la prevenzione di un’ulteriore diffusione saranno cruciali per fermare l’epidemia in corso”. 

Fonte: Ansa, Messaggero

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