Coronavirus, al suo picco impatto simile alla spagnola del 1918 Coronavirus, al suo picco impatto simile alla spagnola del 1918

Coronavirus, al suo picco impatto simile alla spagnola del 1918

Il coronavirus al suo picco ha avuto un impatto simile alla spagnola del 1918

Il coronavirus al suo picco ha un impatto simile a quello della pandemia di spagnola del 1918. A dirlo è uno studio condotto dai ricercatori del Brigham and Women Hospital di Boston.

Nel 1918, anno famoso per la pandemia di spagnola che colpì tutto il mondo facendo milioni di vittime, non c’erano le terapie intensive e non erano stati inventati farmaci come la penicillina. Eppure gli effetti di quel virus influenzale sulla mortalità sono stati paragonabili a quelli del Covid-19.

A fare il confronto, relativo alla città di New York, è uno studio pubblicato su Jama Network Open. Ma anche al di fuori della Grande Mela si registra un numero di vittime che ricorda molto quello della grande epidemia del ventesimo secolo.

L’epidemia a New York

Tra marzo e maggio a New York, scrivono gli esperti, sono morte circa 33mila persone, una cifra che corrisponde a un’incidenza di 202 morti ogni 100mila abitanti, quattro volte rispetto al periodo corrispondente nel 2019.

Nei mesi di picco della spagnola nel 1918, scrivono gli autori, ci furono invece quasi 32mila morti, corrispondenti, data la minore popolazione all’epoca, ad un tasso di 287 morti per 100mila abitanti, che è tre volte maggiore a quello normale per il periodo.

In definitiva, sottolinea Jeremy Faust, l’autore principale dello studio, la mortalità vista quest’anno è il 70% di quella del 1918, ma l’aumento rispetto a periodi non pandemici è maggiore per il Covid-19.

“Era un mondo meno in salute e meno sicuro – spiega al New York Times -, e in un certo senso stiamo peggio oggi che nel 1918, perché partiamo da un ambiente più tecnologicamente avanzato e salutare. L’impatto di un’epidemia dovrebbe essere molto minore oggi, non leggermente minore”.

Il parallelo tra coronavirus e spagnola

Il parallelo tra i due virus, continua l’esperto, rinforza il timore di una eventuale seconda ondata peggiore della prima, come avvenuto appunto nel 1918, anche se al momento non ci sono elementi per prevedere se questo avverrà o meno.

La preoccupazione è molto sentita anche in Europa, anche perché i numeri che si sono visti nel momento di picco dell’epidemia si avvicinano a quelli di New York.

In Italia, ad esempio, il rapporto Iss-Istat ha stimato nel mese di marzo un eccesso di mortalità del 48,6%, che però nelle aree più colpite del Paese ha sfiorato il 136%, più del doppio rispetto agli anni precedenti.

Il sistema di sorveglianza Euromomo, che monitora la mortalità nel continente, ha segnalato a partire da marzo un aumento vertiginoso della mortalità in eccesso che ha raggiunto il suo massimo in maggio, quando il numero di morti è risultato il doppio di quello in assenza della pandemia.

Eccessi sono stati trovati in tutti i Paesi, con Francia, Spagna e Regno Unito, che hanno avuto valori paragonabili ai nostri più o meno nel nostro stesso periodo, mentre per ora le cifre sembrano tornate ai livelli pre-Covid. (Fonte: Ansa)

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