Coronavirus uccide poco, contagia molto. In questo incrocio il suo peggio

Coronavirus uccide poco, contagia molto. In questo incrocio il suo peggio
Coronavirus uccide poco, contagia molto. In questo incrocio il suo peggio (foto ANSA)

ROMA – Coronavirus uccide poco, anzi solo in una minoranza di casi ammala per così dire gravemente. Gli ultimi studi (va sempre tenuto presente che coronavirus è virus nuovo e quindi sconosciuto fino a due mesi fa) stimano che nell’ottanta per cento dei casi coronavirus colpisca in forma non grave. Insomma otto volte su dieci febbre, tosse e nulla più, decorso favorevole e non grave, tanto meno fatale. Coronavirus uccide relativamente poco e uccide prevalentemente, come accade per altre infezioni virali, organismi in qualche forma debilitati e non in grado di reagire. Coronavirus infatti fa le sue vittime prevalentemente, ma non esclusivamente, tra anziani e affetti da altre patologie.

Coronavirus uccide relativamente poco, tra il due e il tre per cento di coloro che ha contagiato e uccide organismi debilitati. Anche se va ricordato come abbia ucciso anche uomini e donne in età giovane e in buona salute, il target che coronavirus colpisce in maniera letale è quello dell’organismo debole o debilitato.

Però coronavirus contagia molto e contagia in fretta. Ed è in questo incrocio, relativa scarsa letalità e velocità e ampiezza del contagio, che sta il peggio di coronavirus.

Quando coronavirus colpisce in maniera grave allora induce difficoltà respiratorie, insomma diventa polmonite virale. Da una polmonite virale è possibile uscirne vivi, guarire. L’organismo colpito ingaggia una battaglia con il virus e ce la può fare. Ce la può fare soprattutto se quando la difficoltà respiratoria si fa massiccia, l’organismo è assistito con terapia dell’ossigeno e protocolli di terapia intensiva. Non medicine, antibiotici e simili. Contro i virus non servono. Ma l’organismo ospedalizzato ce la può fare. E infatti nel più dei casi ce la fa: come mostra la Cina, tra gli ospedalizzati coloro che guariscono sono dieci volte di più di coloro che muoiono.

Ma il venti per cento circa dei colpiti in maniera grave da coronavirus va appunto ospedalizzato. In Italia ci sono circa cinquemila posti di terapia intensiva. Significa che alcune migliaia di contagiati è cifra che la collettività è in grado di gestire senza collassare in una sorta di panico socio sanitario. Alcune migliaia, non molte migliaia e tutte insieme. Ecco dove è l’incrocio in cui coronavirus mostra il suo peggio, ed è l’incrocio tra la sua relativamente scarsa letalità e la sua enorme capacità di diffondersi. 

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