Covid, cosa ci dicono i dati e perché si comincia a parlare del rischio di un’ondata estiva

di redazione salute
Pubblicato il 28 Giugno 2024 - 14:03
Covid, cosa ci dicono i dati e perché si comincia a parlare del rischio ondata estiva

Foto d’archivio Ansa

I virus respiratori, essendo ormai piena estate, dovrebbero scomparire. Stando ai dati sul Covid però, non è affatto così e si comincia a parlare di ondata estiva di Covid. Nell’ultima settimana si è registrato infatti un +25% di contagi che sono saliti sopra quota 2.600.

La causa è legata alla circolazione, in queste ore, di una nuova famiglia di varianti chiamata FLIRT che desta preoccupazione essendo, a quanto pare, più resistente ai vaccini. Le due sotto famiglie maggiormente sotto osservazione sono KP.3 e LB.1. Il primo paese ad averle riscontrate sono stati gli Stati Uniti con gli esperti che sono tornati a chiedere alla popolazione di vaccinarsi usando quelli più aggiornati. Ora però il contagio è sempre più in crescita anche in Italia e l’epidemiologo Cesare Cislaghi esprime “preoccupazione” spiegando che se la situazione dovesse procedere con il tasso di crescita delle ultime settimane, “arriveremmo ad inizio autunno, la stagione più a rischio, con dei numeri preoccupanti”. 

La curva Covid sta risalendo

La curva, anche se di poco, sta risalendo. Secondo il monitoraggio settimanale dei casi Covid della Cabina di regia Iss-ministero della Salute, emerge che “l’indice di trasmissibilità (Rt) calcolato con dati aggiornati al 26 giugno e basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 18 giugno, è pari a 1,15 ed è in lieve aumento rispetto alla settimana precedente (Rt 0,99 all’11 giugno). Anche l’incidenza di casi Covid diagnosticati e segnalati nel periodo 20-26 giugno è pari a 4,6 casi per 100mila abitanti, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente (3,5 casi per 100mila abitanti nella settimana precedente); l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 1,2%, stabile rispetto alla settimana precedente (1,2%); stabile anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,3%, rispetto alla settimana precedente (0,3% al 19 giugno)”. 

“Le fasce di età che registrano il più alto tasso di incidenza settimanale sono 70-79, 80-89 e over 90 anni. L’incidenza settimanale è stabile nella maggior parte delle fasce d’età. L’età mediana alla diagnosi è di 63 anni, stabile rispetto alla settimana precedente”, spiega ancora il report.

Lazio è la regione con l’incidenza più alta 

Il Lazio, da diverse settimane è la regione con l‘incidenza di casi Covid più alta con 10 casi per 100mila abitanti. La regione che va invece meglio è la Basilicata che registra solo 0,2 casi per 100mila abitanti. I dati emergono ancora dal monitoraggio. 

JN.1 variante predominante in Italia 

In Italia la variante predominante è la JN.1: “In base ai dati di sequenziamento disponibili nella piattaforma nazionale I-Co-Gen (dati estratti al 23 giugno), JN.1, con i suoi sotto-lignaggi, rappresenta la variante predominante nell’ultimo mese di osservazione. In crescita la proporzione di sequenziamenti attribuibili a KP.3 (pari a 27,6% a maggio contro 3,8% ad aprile 2024). La variante KP.3 (una di quelle nate da FLIRT ndr) è oggetto di monitoraggio (Vum) da parte dell’Oms” conclude il report.