Covid, lo studio: una dieta ricca di omega 3 e omega 6 potrebbe mitigarne gli effetti Covid, lo studio: una dieta ricca di omega 3 e omega 6 potrebbe mitigarne gli effetti

Covid, lo studio: una dieta ricca di omega 3 e omega 6 potrebbe mitigare gli effetti del Covid 19

Una dieta a base di salmone, sgombro e sardine per mitigare gli effetti del Covid-19: merito degli omega 3 e omega 6.

Secondo uno studio condotto dall’Universidad La Salle di Città del Messico e pubblicato su Molecules, infatti, questi acidi grassi buoni sarebbero infatti in grado di ostacolare l’ingresso del coronavirus Sars-CoV-2 nelle cellule, placando la risposta infiammatoria dell’organismo. 

Covid, l’effetto dell’acido linoleico sulla proteina Spike

In base a quanto hanno spiegato i ricercatori a Repubblica, la chiave sarebbe in un acido grasso polinsaturo, l’acido linoleico, in grado di stabilizzare la proteina Spike (quella utilizzata dal coronavirus per invadere l’organismo umano) nella sua forma ‘chiusa’, riducendo quindi la possibilità che il Sars-CoV-2 invada le cellule. 

Gli autori dello studio hanno quindi analizzato il tasso di mortalità per Covid-19 nei Paesi in cui gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) sono più presenti nella dieta, come Giappone, Corea del Sud, Paesi della regione Pacifica occidentale. 

“Andando a vedere i tassi di mortalità da Covid riportati nel mondo – hanno spiegato gli autori dello studio a Repubblica -, abbiamo trovato una correlazione tra l’alto consumo di omega 3 e un tasso di mortalità inferiore alla media. In particolare abbiamo visto che nelle regioni del Mediterraneo Orientale c’è un alto tasso di fatalità da Covid (3,52%) e il minor apporto di omega 3 da animali marini (45,14 milligrammi/giorno), mentre nel Sudest Asiatico si ha il più basso tasso di fatalità (1,01%) e il più alto consumo di omega 3 (634 milligrammi/giorno)”. 

Lo studio sull’effetto degli omega 3 contro il Covid

I ricercatori hanno studiato in particolare attraverso una simulazione computerizzata gli effetti degli acidi DHA (acido docosaesaenoico) ed EPA (eicosapentaenoico), due omega 3 presenti nei pesci grassi.

Dalla simulazione si è osservato che “anche gli acidi DHA e EPA favoriscono e rendono stabile la ‘chiusura’ della proteina Spike, rendendo più difficile l’ingresso del coronavirus. 

Ma una parte del merito sarebbe da attribuire alle qualità intrinseche degli omega 3. “Sappiamo già che hanno proprietà antinfiammatorie. Coloro che vivono nei Paesi dove si consumano più acidi omega 3 hanno un minore rischio di disturbi infiammatori come la malattia di Crohn (un’infiammazione cronica dell’intestino) e la colite ulcerosa”, hanno detto i ricercatori a Repubblica, ricordando come anche il Covid-19 nelle sue forme più gravi sia caratterizzato da una risposta infiammatoria eccessiva del sistema immunitario, che scatena così la tempesta citochinica che danneggia l’organismo. 

 

 

 

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