Covid, la variante Mu arriva in Svizzera. Pregliasco: “Vedremo se servirà una terza dose”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Settembre 2021 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA
Covid, la variante Mu arriva in Svizzera. Pregliasco: "Vedremo se servirà una terza dose"

Covid, la variante Mu arriva in Svizzera. Pregliasco: “Vedremo se servirà una terza dose” (foto d’archivio Ansa)

La scorsa settimana l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Oms, ha dato il nome a una nuova variante del coronavirus: la variante mu. È stata rilevata per la prima volta in Colombia nel 2021 e finora è stata segnalata in diversi Paesi, tra cui la Svizzera.

Le parole di Fabrizio Pregliasco

“La variante Mu pare che abbia i punti critici, determinanti per la replicazione, per sfuggire ai vaccini ed essere più contagioso. Prende le variazioni che già conosciamo delle altre varianti e questo è negativo. Vedremo però, se prenderà piede o resterà circoscritta”. Il virologo Fabrizio Pregliasco parla della nuova variante di Sars-cov2, la variante Mu appunto. Una “nuova versione” del coronavirus di cui si sa ancora relativamente poco e di cui quindi è necessario attendere per capire i risvolti.

Il pericolo che deriva dalle varianti del Covid

“Le varianti sono intrinseche all’evoluzione del virus. È chiaro che dobbiamo continuare il monitoraggio alla luce anche della necessità della terza dose. Potrebbe darsi che il virus abbia una deriva “buonista” e che diventi cioè meno fastidioso. Non è detto che una variante sia sempre cattiva, perché il virus si evolve in modo casuale, senza una logica. Abbiamo censito più di 900 varianti, molte delle quali irrisorie” aggiunge Pregliasco. Uno spiraglio, quindi. Si apre la pista che non tutte le varianti possano essere dannose come la Delta. In ogni caso è necessario non farsi cogliere impreparati e proprio per questo motivo il virologo si dice favorevole all’introduzione dell’obbligo vaccinale. “Ritengo che sia fondamentale utilizzare al meglio l’opportunità della vaccinazione, perché ha già dimostrato efficacia e sicurezza. A fronte di quest’arma, l’uso più ampio possibile con un obbligo o anche con un green pass allargato, è la strada giusta – sottolinea -. Il vaccino riduce i costi sanitari della terapia intensiva che ammontano a 1500 a 4500 euro al giorno. In più riapre la possibilità di un ritorno alla vita. Non esiste un diritto di infettare gli altri e questo è l’elemento principale che sta dietro alla vaccinazione”.