Covid: ieri ce l’aveva 1 italiano su 100. Oggi di più. Uscite e contate fino a 50…

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Novembre 2020 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA
Covid Italia: ieri ce l'aveva 1 italiano su 100. Oggi di più. Uscite e contate fino a 50...

Covid: ieri ce l’aveva 1 italiano su 100. Oggi di più. Uscite e contate fino a 50… (Foto d’archivio Ansa)

Covid: ieri ce l’aveva, di Covid 19 era affetto un italiano su cento.

Per l’esattezza ieri erano positivi al Covid circa 630 mila italiani, appunto uno su cento abitanti. Oggi saranno di più, domani ancora di più. E sono soltanto quelli ufficialmente diagnosticati.

COVID: CHE VUOL DIRE UNO (CONTAGIATO) SU CENTO?

Un contagiato su cento italiani vuol dire che se hai una vita attiva, se incontri e vai in giro, allora l’astratta e impersonale possibilità di incontrare un contagiato e quindi un trasmettitore di contagio diventa concreta. Concreta esperienza quotidiana. Uno su cento i contagiati ieri quelli definiti come tali da una diagnosi mediante tampone. Cui vanno aggiunti quelli non raggiunti da tampone ma dal virus sì. Quanti nessuno può dire. Ma se all’un per cento dei diagnosticati se ne aggiunge in via di ipotesi altrettanti si resta nel calcolo prudente e plausibile.

CONTATE FINO A 50

Quindi due su cento. Quindi se incontri, hai contatti con 100 persone due di queste sono oggi con quasi certezza positivi. Possono essere incontri e contatti fugaci e protetti. Oppure no. In entrambi i casi la possibilità quotidiana di incontrare un positivo c’è ed è tangibile. Poco, piccola la percentuale uno/due per cento? E’ quella indicata dall’epidemiologia come confine tra una pandemia arginabile e pandemia incontrollabile. E, se non riuscite a visualizzare l’epidemiologia, allora fate così: contate fino a 50, contate quante persone incontrate in un giorno. Per fare la spesa, andare al lavoro, prendere un caffè, nei contatti con amici e conoscenti, in quelli casuali. Contate e arrivati a 50 saprete che avete incontrato un positivo al virus.

UN MILIONE DI CONTAGIATI FINORA, ANZI DI PIU’

Ieri 630 mila positivi in Italia. Dall’inizio della pandemia più di un milione. Cui vanno aggiunti i guariti e i morti da gennaio ad oggi, guariti e morti senza essere stati sottoposti a tampone, guariti e morti senza sapere di aver contratto coronavirus, guariti e morti da e di coronavirus ma senza diagnosi. Quanti? A suo tempo si stimò si dovesse moltiplicare per sei il numero dei contagiati diagnosticati come tali. Farebbe circa sei milioni di italiani. Sovrastima? Chissà. Certo il milione con diagnosi va moltiplicato. Per due, tre?

IERI 630 MILA, DOMANI DI PIU’. FINO A QUANDO?

Ieri 630 mila, l’un per cento della popolazione. Oggi 20/30 mila in più, domani altrettanto. Fino a quando decine di migliaia in più al giorno? Sulla base della precedente esperienza si indica il 27 novembre o comunque tra 10/15 giorni il cosiddetto picco. Cioè il punto più alto, cioè il momento in cui si comincia scendere, scendere dopo aver prima stazionato al livello del “plateau-altopiano”.

Poi c’è chi, Ippolito-Spallanzani, legge la possibilità concreta di una terza ondata se e commisurata a quanto faremo del Natale un Ferragosto. Insomma se a Natale tutti fuori, in giro e a contatto, allora terza ondata. Che sarebbe la peggiore, aiutata dall’inverno e dal collasso (non rischio collasso, collasso e basta) della Sanità.

PIU’ RICOVERATI CHE AD APRILE

La terza ondata a inizio 2021 è un’ipotesi, forse pessimistica, forse realistica. Quel che è certo è che a novembre, l’11 di novembre ci sono più ricoverati per Covid di quanti ce n’erano ad aprile. Di virus, contagio, malattia, colpiti e ammalati ce n’è oggi molto di più della cosiddetta “prima ondata”. Seicento e passa morti ieri, un contagiato ogni cento italiani (in realtà di più), più gente in ospedale che ad aprile. Ma ci stiamo abituando, quel che è cambiato è che alla “seconda ondata” la salute vale nella testa collettiva meno dell’economia.

Un esempio? Il più classico: non c’è ristoratore o bar o palestra che non lamenti di essersi messo in sicurezza, di aver messo in sicurezza la sua attività e quindi di non capire perché non deve, non può restare aperto. Infatti ogni studio epidemiologico, l’ultimo dagli Usa, attesta e documenta che i luoghi dove è più facile contagiarsi sono i ristoranti, i bar, le palestre. Dove la gente sta insieme. Elementare, Watson…