Amniocentesi addio: mappato il Dna di un bimbo a partire dal sangue materno

ROMA – Sapere in anticipo se il vostro bambino sarà affetto da una particolare patologia senza correre inutili rischi durante la gravidanza? Da oggi si può grazie ai ricercatori di Stanford che per la prima volta hanno ottenuto la mappa del dna di un feto utilizzando un campione di sangue della madre. Il risultato è descritto sulla rivista Nature e si deve a un gruppo di ricerca coordinato dal professor Stephen Quake. Il nuovo metodo messo a punto dagli studenti, il cui prossimo passo sarà quello di sviluppare una tecnica per un eventuale uso clinico, apre le porte alla diagnosi prenatale di malattie genetiche senza esami invasivi.

Molti test prenatali possono infatti mettere a rischio la vita del feto: nel caso dell’amniocentesi vi è, per esempio, un rischio di aborto ogni 200 gravidanze. La diagnosi precoce di malattie genetiche nel feto, sottolineano gli esperti, può consentire ai medici di anticipare trattamenti che sono necessari subito dopo la nascita del bambino. Il Dna nel sangue di una donna incinta è una miscela di Dna materno e fetale. I ricercatori hanno isolato e analizzato le cellule fetali in circolazione nel sangue materno e conteggiato i cromosomi per identificare quelli dei genitori trasmessi al feto.

Il metodo permette anche di determinare quali cromosomi sono stati trasmessi dal padre, in assenza di informazioni genetiche paterne, a differenza di un altro risultato recente che permette di analizzare il dna del feto però attraverso campioni di sangue di entrambi i genitori. ”Siamo interessati a individuare le condizioni che possono essere trattate prima della nascita o subito dopo” ha osservato Quake. ”Senza tali diagnosi – ha aggiunto – i neonati con problemi metabolici o disturbi del sistema immunitario non posso essere trattati fino a quando non manifestano i loro disturbi”. I ricercatori hanno sperimentato il metodo in due gravidanze.

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