Eczema, troppo sale a tavola aumentare il rischio di svilupparlo

redazione salute
Pubblicato il 8 Giugno 2024 - 18:30
Sale

Sale, foto ANSA

Recenti studi scientifici suggeriscono che un eccessivo consumo di sale a tavola potrebbe aumentare significativamente il rischio di sviluppare eczema. Questo dato emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Jama Dermatology e condotta presso l’Università di San Francisco, che ha analizzato due ampi campioni di individui per comprendere meglio il legame tra consumo di sale e dermatite atopica.

L’eczema, noto anche come dermatite atopica, è una condizione cronica che provoca secchezza e prurito della pelle. Negli ultimi anni, la sua incidenza è aumentata notevolmente, specialmente nei paesi industrializzati, dove fattori ambientali e di stile di vita, come la dieta, giocano un ruolo cruciale. Il sodio, comunemente assunto sotto forma di sale, è noto per i suoi effetti negativi sulla salute cardiovascolare, aumentando il rischio di ipertensione e malattie cardiache. Tuttavia, nuove evidenze suggeriscono che il sodio, quando immagazzinato nella pelle, può contribuire all’infiammazione cutanea caratteristica dell’eczema.

Lo studio

Per approfondire questa correlazione, gli esperti hanno analizzato i dati di oltre 215.000 persone di età compresa tra i 30 e i 70 anni, inseriti nella UK Biobank. Questo database include campioni di urina e cartelle cliniche elettroniche, fornendo una vasta gamma di informazioni sul consumo di sodio e sulla presenza di dermatite atopica. I ricercatori hanno misurato il sodio escreto nelle urine delle persone in un arco di 24 ore e confrontato questi dati con la diagnosi e la gravità dell’eczema riportata nelle cartelle cliniche.

I risultati dello studio sono stati sorprendenti: ogni grammo in più di sodio escreto nelle urine era associato a un aumento dell’11% della probabilità di una diagnosi di eczema, un incremento del 16% della probabilità di avere una forma attiva della malattia e un aumento dell’11% della probabilità di soffrire di eczema in forma grave.

Questi risultati sono stati ulteriormente confermati dall’analisi di un secondo campione di 13.000 adulti statunitensi, esaminati nel contesto del National Health and Nutrition Examination Survey. Anche in questo caso, è emerso che consumare solo un grammo in più al giorno di sodio – l’equivalente di circa mezzo cucchiaino di sale da tavola – era associato a un aumento del 22% della probabilità di avere una forma attiva di eczema.

Il meccanismo attraverso il quale il sodio influisce sull’eczema non è ancora completamente compreso, ma ci sono diverse ipotesi plausibili. Una delle teorie è che il sodio, una volta immagazzinato nella pelle, possa contribuire all’infiammazione attraverso la stimolazione delle cellule immunitarie locali. Questa infiammazione cronica potrebbe esacerbare i sintomi dell’eczema, portando a una maggiore secchezza, prurito e infiammazione della pelle.

Questi risultati suggeriscono che il sale, un ingrediente comune nelle diete di molte persone, potrebbe avere un impatto più significativo sulla salute della pelle di quanto si pensasse in precedenza. Ridurre l’assunzione di sodio potrebbe rappresentare una strategia semplice ed efficace per gestire l’eczema e migliorare la qualità della vita delle persone affette da questa condizione.

La dermatite atopica è una malattia complessa, influenzata da molteplici fattori genetici, ambientali e immunologici. Tuttavia, il ruolo della dieta, e in particolare del sodio, offre una nuova prospettiva sulla prevenzione e il trattamento della malattia. Ridurre il consumo di sale potrebbe non solo aiutare a prevenire l’insorgenza dell’eczema, ma anche ridurre la gravità dei sintomi nei pazienti già affetti.

Inoltre, il sodio potrebbe influenzare la barriera cutanea, compromettendo la sua capacità di trattenere l’umidità e proteggere dagli agenti esterni. Una barriera cutanea compromessa è uno dei principali fattori che contribuiscono all’insorgenza e alla persistenza dell’eczema. Migliorare l’integrità della barriera cutanea attraverso la riduzione del consumo di sodio potrebbe quindi rappresentare un approccio terapeutico promettente.