ROMA – Il costo del Sofosbuvir, il farmaco per curare l’epatite C, è calato da 58 mila a 37 mila euro a ciclo terapeutico. E sono 30mila i malati che potranno avere il rimborso della cura, nonostante in Italia siano 400mila le persone affette da virus Hcv. Il farmaco è in grado di sradicare in 12 settimane, al massimo 24, il virus che causa l’epatite C che ogni anno causa 10mila morti in Italia.
Un farmaco salva-vita su cui il via libera alla rimborsabilità potrebbe arrivare il 30 settembre, quando l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco e l’americana Gilead, la casa produttrice della pillola, firmeranno l’accordo sul costo dopo mesi di trattativa. Una spesa che per lo Stato sarebbe tra i 600 e i 700 milioni di euro, scrive Paolo Russo su La Stampa:
“Un braccio di ferro per impedire che il nuovo farmaco sbancasse il già malandato fondo per la farmaceutica, che per i prodotti a uso ospedaliero marcia quest’anno verso 1,4 miliardi di sfondamento. Alla fine da una richiesta iniziale di 58mila euro per ciclo terapeutico si dovrebbe scendere almeno a 37 mila, con possibilità di ridurre ulteriormente il prezzo, fino a quota 25-26 mila con l’aumentare dei volumi di vendita del medicinale salva-epatite, per un costo a carico dello Stato che potrebbe oscillare tra i 6-700 milioni. Anche se la trattativa è ancora in corso e può riservare sorprese dell’ultima ora”.
L’accordo, scrive La Stampa, permetterà l’accesso al farmaco per 30mila dei 400mila malati italiani:
“Si tratta dei casi più gravi di persone affette da cirrosi epatica, coinfezione con Hiv, carcinoma epatico o in attesa di trapianto del fegato”.
Ivan Gardini, presidente dell’associazione dei malati, Epac, spiega a La Stampa:
“«Negare il farmaco a questi pazienti significa condannarle a morire, ma a questo primo passo deve far seguito nel 2015 l’estensione della rimborsabilità a tutti gli affetti da epatite C, ovviamente a prezzo rinegoziato verso il basso. Anche se questo significherà potenziare la rete dei centri ospedalieri autorizzati dalla regioni al trattamento, che oggi come oggi non possono prendere in carico più di 30mila pazienti»”.
I commenti sono chiusi.