Epidemie, da coronavirus a Zika: frequenti per uomo e cambiamenti clima Epidemie, da coronavirus a Zika: frequenti per uomo e cambiamenti clima

Coronavirus, Zika e le nuove epidemie: più frequenti anche per cambiamenti climatici

Epidemie, da coronavirus a Zika: frequenti per uomo e cambiamenti clima
Epidemie, da coronavirus a Zika: frequenti per uomo e cambiamenti clima (Foto archivio ANSA)

ROMA – Dal Coronavirus alla Zika: la diffusione di virus e di nuove epidemie diventa sempre più frequente per una serie di fattori tra cui la presenza umana, i cambiamenti climatici e i meccanismi inadeguati di salute pubblica globali.

Anthony Fauci, capo dell’Istituto Nazionale delle Allergie e Malattie Infettive (Niaid), in un articolo scientifico sul New England Journal of Medicine sottolinea l’importanza nell’affrontare la diffusione del virus Sars-Cov-2. 

Fauci spiega che le restrizioni ai viaggi possono aver rallentato la sua diffusione, ma se la malattia inizia a diffondersi tra la popolazione, le misure di contenimento non saranno più “un obiettivo realistico”. Per lo scienziato bisognerà concentrarsi sulle strategie di mitigazione, come l’isolamento dei malati a casa, la chiusura delle scuole e il privilegiare il telelavoro.

Come riporta l’ANSA, Fauci ha spiegato: “Questa epidemia ci ricorda che è una sfida costante quella di nuovi patogeni infettivi e la riemersione di quelli esistenti. Serve una sorveglianza costanza, diagnosi veloci e ricerca per capire la biologia di nuovi organismi”.

Come scrive un altro gruppo di esperti del Niaid, guidati da Jeffery K. Taubenberger, sempre sulla stessa rivista, al genoma umano ci sono voluti 8 milioni di anni per evolvere dell’1%, mentre molti di questi virus animali sono riusciti a farlo in pochi giorni. Quella delle epidemie e di nuovi virus e batteri è come un vaso di Pandora, da cui possono continuare a uscire senza fine. Lo dimostra la storia.

Nel 1918 l’influenza spagnola uccise più di 50 milioni di persone, ma negli ultimi anni è aumentato il numero di malattie trasmesse all’uomo da animali, per via del comportamento umano. Nel 2003 è stata la Sars, nel 2015 la Mers, poi i virus influenzali aviari H5N1 e H7N9, senza dimenticare l’Hiv, o le zanzare Aedes albopictus, ormai diffuse globalmente, che hanno causato epidemie nel 2014 e 2015 di chikungunya e Zika.

Le pandemie globali vere e proprie sono diventate più frequenti con l’influenza nel 1889, 1918, e 1957, diffuse da navi e treni. Come nel 1918, il Covid-19 viene diffuso dalle vie aeree e c’è una percentuale ancora non chiara di casi asintomatici che trasmettono l’infezione, oltre ad un alto tasso di mortalità. Con le misure di salute pubblica di oggi non si sarebbe potuta evitare la pandemia del 1918 secondo gli esperti.

Con il virus SARS-CoV-2, che ha un tempo di incubazione più lungo e un tasso di contagio dagli asintomatici non noto, si potrà fare meglio? Secondo i ricercatori, “con un po’ di fortuna e il nostro ingegno, sì. I geni dei virus sono stati più furbi finora adattandosi a infettare gli uomini. Ma noi stiamo recuperando”.

(Fonte ANSA)

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