Un’Europa senza fumo è possibile? Il Piano UE contro il tabagismo rischia di fallire ignorando il principio della riduzione del danno

Un’Europa senza fumo è possibile? Il 2021 vedrà due fondamentali appuntamenti per il mercato dei prodotti volti a ridurre il numero di fumatori: le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.

Si tratta della nuova Tobacco Excise Directive (Ted, la direttiva sulle accise del tabacco) e della Tobacco Producs Directive (Tpd).

Entrambe le direttive fanno molto discutere poiché impattano sulla vita di milioni di fumatori e soprattutto di ex fumatori che grazie alle sigarette elettroniche e ai prodotti a tabacco riscaldato hanno intrapreso un percorso fondamentale per smettere di fumare.

Sono tanti gli enti che in questa fase stanno fornendo il loro parere, facciamo, dunque, ordine e procediamo per punti per comprendere a quali risvolti potrebbe arrivare la regolamentazione di questo mercato.

Pubblicazione del report dello SCHEER per la Commissione UE sulle sigarette elettoniche

Il Comitato SCHEER (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks), avrebbe dovuto pubblicare entro lo scorso 4 marzo un report definitivo sulle sigarette elettroniche come richiesto dalla Commissione UE (Il mandato della Commissione allo SCHEER riflette l’obbligo previsto dall’articolo 28 della Tobacco Products Directive 2014/40/EU – TPD, che prevede una valutazione sulla potenziale necessità di adottare misure legislative sulla materia). Il documento finale è adesso atteso per metà aprile e sarà funzionale a tracciare l’indirizzo regolamentare Europeo rispetto ai prodotti innovativi alternativi alle sigarette.

Lo scorso settembre, lo SCHEER aveva adottato una posizione preliminare sulle E-cigs, che ha visto numerose  critiche – da parte di produttori, di associazioni di consumatori e del mondo medico-scientifico – in quanto non prendeva in considerazione il ruolo che i prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche e tabacco riscaldato, possono avere per eliminare le sigarette in un’ottica di riduzione del danno rispetto alle sigarette tradizionali.

Lo European Beating Cancer

Recentemente, il dibattito sulla regolamentazione dei prodotti innovativi era stato oggetto di un’accesa polemica scoppiata in Italia sullo European Beating Cancer plan, ambizioso piano della Commissione Europea, volto a ridurre il numero di morti per cancro con investimenti pari a 4 miliardi del bilancio UE.

Il piano ha generato numerose critiche per la penalizzazione che subirebbe il Made in Italy in  diverse filiere, oltre a quella dei prodotti alternativi alle sigarette, quella del vino e dell’agroalimentare.

Gli obiettivi del piano prevedono un abbattimento della percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (22% in Italia), al 5% nel 2040. A fronte di un obiettivo lodevole e ambizioso, tuttavia, secondo diversi esperti di salute pubblica la strategia adottata rischia di fallire, poiché  non include il principio della riduzione del danno insieme alle tradizionali politiche di prevenzione e controllo.

Le proposte della Commissione per il Beating Cancer Plan, così come il report preliminare dello SCHEER, tendono a una preoccupante equiparazione tra le sigarette classiche e i prodotti senza combustione, E-cig e prodotti a tabacco riscaldato, ignorando le molte raccomandazioni ottenute da esperti internazionali, nonché le evidenze  scientifiche di oltre 30 studi indipendenti e i pareri di oltre 10 enti regolatori in tutto il mondo, tra cui la Food and Drug Administration (USA) e il Public Health England (UK).

Il Report del Public Health England

Lo scorso 23 febbraio il Public Health England (l’agenzia di consulenza e ricerca del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale del governo britannico) ha pubblicato la sua settima recensione indipendente sul “fumo elettronico”, elaborata da ricercatori del King’s College di Londra.

La posizione del PHE è che le sigarette elettroniche sono del 95% meno dannose rispetto al fumo.

Nel report il PHE conclude che “tutte le prove suggeriscono che lo svapo sia una soluzione migliore rispetto alla terapia sostitutiva della nicotina per smettere di fumare” e pertanto, mentre i non fumatori non dovrebbero mai iniziare a svapare, i fumatori dovrebbero passare alle E-cig per smettere di fumare sigarette.

Il PHE ha stimato che ogni anno, in Inghilterra, oltre 50.000 fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare sigarette abbandonano il fumo con l’ausilio delle sigarette elettroniche. Nel 2020 in Inghilterra le E-cig continuano a rappresentare lo strumento più diffuso tra i fumatori che cercano di smettere (27,2%).  Coloro che utilizzano un prodotto per lo svapo come supporto nel tentativo di smettere di fumare hanno percentuali di successo tra le più alte (tra il 59,7% e il 74% nel 2019-20). Tuttavia, il 38% dei fumatori nel 2020 credeva che lo svapo fosse dannoso quanto il fumo e il 15% credeva che lo svapo fosse addirittura più dannoso.

La Food and Drug Administration (US FDA)

L’agenzia federale Statunitense, tra i più autorevoli enti di salute pubblica al mondo e protagonista dei protocolli di autorizzazione dei vaccini per il COVID-19, riconosce il principio di riduzione del danno. La FDA ha previsto l’introduzione della categoria “Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato”, status ottenibile soltanto a fronte di un articolato processo di revisione delle evidenze scientifiche disponibili sui nuovi prodotti.

La FDA incoraggia il passaggio dei fumatori che non smettono a tali prodotti e lo scorso anno ha autorizzato la commercializzazione di due prodotti ricadenti in questa categoria: un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco, e il tabacco da uso orale SNUS.

Proprio lo SNUS richiama un precedente che potrebbe annunciare la mancata efficacia della strategia dell’Unione Europa: seguendo le raccomandazioni della OMS, l’Unione europea ha vietato la vendita di SNUS nel 1992. Oggi, l’unico paese dell’Unione Europea in cui la vendita di SNUS è ancora permessa è la Svezia. Tutto questo nonostante il fatto che la stessa OMS riconosca che i maschi svedesi hanno il più basso indice di tumore del polmone in Europa, anche grazie alla bassa incidenza del fumo di sigaretta.

Secondo il Gruppo European Tobacco Harm Reduction Advocates (ETHRA), proprio “in Svezia e Norvegia esiste già una chiara prova per il principio di riduzione del danno. In Svezia, il fumo è già sceso vicino all’obiettivo che l’UE ha per il 2040, con i fumatori attuali al 7%. Tassi di fumo più bassi si sono tradotti in livelli più bassi di cancro e altre gravi malattie in Svezia, specialmente tra gli uomini, i principali consumatori di SNUS. Il fumo è sceso all’1-2% tra le giovani donne in Norvegia, evidenziando la prospettiva emergente di una generazione senza fumo. Le proposte della Commissione trascurano questa straordinaria esperienza dall’interno dell’Europa”.

Anche il caso del Giappone ci offre una prospettiva sulle potenzialità dei prodotti innovativi per eliminare il consumo di sigarette. A pochi anni dall’introduzione dei primi dispositivi, la quota di mercato del tabacco riscaldato è oggi pari a oltre un quarto del mercato del tabacco complessivo, determinando la contrazione più significativa di sempre del mercato delle sigarette. Ricerche condotte in Giappone dimostrano come la penetrazione su larga scala dei prodotti senza combustione abbia contribuito significativamente al un calo significativo della vendita di sigarette

Anche in Italia l’introduzione delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato ha determinato un successo storico nella lotta al fumo convenzionale. L’ultima edizione del Libro Blu 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rileva il ruolo che i prodotti senza fumo stanno avendo sul consumo di sigarette in Italia. I dati riportano come negli ultimi due anni si sia assistito ad un calo del consumo di sigarette senza precedenti (-6,80%, in volume, dal 2017), trainato non soltanto dalle campagne di sensibilizzazione contro il fumo, ma anche dalla sostituzione delle sigarette con i prodotti a tabacco riscaldato senza combustione.

Il contesto normativo italiano nel suo complesso riconosce un ruolo all’innovazione nel settore del tabacco: le alternative senza fumo – sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato – hanno una legislazione ad hoc e un trattamento fiscale specifico, che le differenziano dalle sigarette convenzionale. Tuttavia, le autorità sanitarie italiane ancora oggi non riconoscono l’opportunità di integrare il principio di riduzione del danno con le tradizionali politiche di cessazione e prevenzione. Le principali preoccupazioni derivano da potenziali usi non intenzionali di prodotti senza fumo, specialmente da parte dei giovani. Tuttavia, i dati disponibili mostrano che l’introduzione di prodotti senza fumo nel mercato italiano non ha aumentato i tassi di fumo né i tassi di iniziazione giovanile.

Il Ministero della Salute tuttavia ha recentemente criticato l’apertura al dibattito, ribadendo che “l’unica strategia perseguibile, in un’ottica di salute pubblica, è la disassuefazione totale dal fumo e dal consumo di altri prodotti del tabacco”, invitando le società scientifiche chiudere qualsiasi spiraglio di dibattito sul tema nonostante la conclamata inefficacia di un approccio “quit-or-die”.

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