ROMA – L’aumento del costo dei farmaci essenziali ha messo in ginocchio il Sistema Sanitario Nazionale, che è costretto a far pagare il conto al malato. La denuncia arriva sul Corriere della Sera da un lettore, costretto a pagare 24 euro per un’iniezione che gli è necessaria a fronte dei precedenti 2 euro. Guido Rasi, Direttore generale dell’agenzia italiana del farmaco, ha risposto alla lettera spiegando come la cessione della licenza di produzione di un farmaco, perché giudicata “poco interessante”, può comportare tali aumenti.
Il lettore ha ben spiegato la sua situazione e la sua frustrazione: “Ho da tempo bisogno ogni 15 giorni di un’iniezione di benzilpenicillina, farmaco il cui costo si è sempre aggirato, da quando ne faccio uso, sui 2 euro. Da maggio 2011, però, la confezione con la fiala è stata sostituita da una con una siringa già riempita del costo di 24 euro, che è totalmente a carico dell’assistito. Ho contattato l’Aifa e mi è stato detto che la casa farmaceutica Biopharma ha fissato un prezzo proibitivo per il Servizio Sanitario Nazionale, per cui, pur non essendoci un farmaco alternativo, lo Stato non può pagare e il malato deve far da sé”.
La risposta di Rasi è chiara: “La ditta che inizialmente produceva la Diaminocillina non ha più ritenuto nel 2008 “interessante” produrre il farmaco e ha ceduto la licenza ad altri. La Biopharma, per un periodo ha prodotto il farmaco nella confezione classica; nel 2011 ha deciso di produrlo solo nella forma di siringa preriempita, proponendolo al prezzo di € 24 e contemporaneamente ha deciso di togliere dal mercato la confezione in flacone”, il cui costo era di circa 2 euro.
Sebbene l’Aifa abbia fatto “tutto quanto in suo potere per rendere disponibile sul mercato il farmaco, erogato dal SSN, consentendo l’importazione anche da altri Paesi europei. Attualmente questo canale sembra essersi esaurito”, ha spiegato Rasi, che ha sottolineato come il flacone messo in commercio da Biopharma sia inoltre non idoneo per molti tipi di cure ospedaliere. Rasi ha poi spiegato come Aifa, Commissioni e Ministero della salute stiano “lavorando con impegno per risolvere definitivamente la questione di questo farmaco salvavita”, ma con la sanità al verde al malato non resta che pagare per la sua sopravvivenza.
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