Fumo, l’appello degli esperti: “Puntare sulla riduzione del danno”

Gli esperti riuniti al 3° Summit Internazionale sulla Riduzione del danno da fumo chiedono più attenzione ai modi per ridurre i danni anche attraverso dispositivi che scaldano il tabacco senza bruciarlo ed e-cig

“In un’era di progresso sempre più accelerato e di innovazioni tecnologiche sempre più avanguardistiche emergono nuovi approcci basati su alternative potenzialmente più sicure delle sigarette per i fumatori che per varie ragioni non riescono a smettere. Questa categoria di fumatori non deve essere abbandonata dalle politiche sul controllo del tabacco. Quando non si riesce a non fumare, passare a prodotti meno pericolosi ha un effetto positivo sulla salute di molti fumatori”.

E’ questo il cuore del manifesto costitutivo della Scohre, la prima società internazionale di oltre 55 esperti del settore costituitasi ufficialmente il 26 settembre al termine del 3° Summit Internazionale sulla Riduzione del danno.

Secondo gli esperti le strategie per il controllo del fumo dovrebbero essere includere maggiormente il concetto di riduzione del danno, che comprende l’utilizzo di tutto lo spettro di prodotti, dalle e-cig ai dispositivi che scaldano il tabacco senza bruciarlo, ora sul mercato.

“Nel caso delle sigarette – ha sottolineato durante il summit David Sweanor, dell’università di Ottawa -, sappiamo da decenni che il fumo è mortale, e che le persone fumano per colpa della nicotina ma muoiono per colpa del fumo. Da questo deriva un potenziale per le persone che cercano la nicotina di rivolgersi ad altri prodotti meno pericolosi. La tecnologia esiste, e ci sono esempi, come in Norvegia, Islanda e Giappone, dove la transizione verso prodotti non combustibili è già avvenuta”.

Tra i paesi che stanno implementando nuove leggi al fine di massimizzare il potenziale di questi nuovi dispositivi per i fumatori c’è anche la Grecia, che ha appena varato una nuova legislazione che permette la comunicazione sulla riduzione del rischio dei prodotti senza combustione, con affermazioni scientificamente comprovate.

Il provvedimento prevede un processo di autorizzazione per valutare i prodotti e una sorveglianza post commercializzazione, sul modello portato avanti dall’agenzia del farmaco US Fda, che ha da poco autorizzato la commercializzazione del Prodotto a Tabacco Riscaldato Iqos di Philip Morris e dello snus, il tabacco masticabile, come ‘prodotti del tabacco a rischio modificato’.

Proprio il diffondersi dello snus nei Paesi nord europei fa registrare, ad esempio in Svezia i tassi più bassi di malattie fumo correlate (come cancro ai polmoni e orale) e tassi di fumatori di circa il 5% rispetto al totale della popolazione, è emerso durante il summit.

Per quanto riguarda l’Italia i dati recentemente pubblicati dall’Agenzia delle Dogane sembrano confermare la tendenza anche per il nostro paese ad abbandonare le ‘bionde’.

“Nel corso degli ultimi 4 anni, la domanda complessiva di tabacchi si è ridotta di circa 2,4 milioni di kg (-3,05 per cento rispetto al dato del 2016) – si legge – principalmente dovuta alla riduzione del consumo di sigarette (-10,28 per cento, in volume, dal 2016). Parte di tale perdita può essere dovuta ad un effetto sostituzione – in ordine di rilevanza – dei tabacchi da inalazione senza combustione, dei sigaretti e del tabacco trinciato”. 

La alleanza per innovare le strategie per smettere di fumare

Una nuova alleanza per innovare le strategie in grado di aiutare le persone a smettere di fumare e a migliorare le politiche per la riduzione del danno anche attraverso l’uso dei dispositivi a rischio ridotto. Sono 55 esperti da 26 nazioni a lanciare dal terzo convegno ‘The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction’ – promosso dall’Università di Tessalonica e dall’Università di Patrasso in Grecia – la fondazione di Scohr (International Association of international expert smoking control & harm eduction) che include medici, scienziati, esperti delle politiche del settore, accademici e professionisti.

“Crediamo – hanno illustrato i fondatori nel manifesto di Scohr – che le strategie di controllo dovrebbero includere anche un approccio alla riduzione del danno da fumo che tenga presente anche i prodotti a potenziale rischio ridotto accanto alle tradizionali strategie per aiutare le persone a smettere e alle misure di prevenzione”.

“L’anno scorso è aumentato il numero delle autorità regolatorie che ora permettono la vendita di prodotti a potenziale rischio ridotto consentendo ai cittadini una appropriata informazione sui benefici e i rischi di questi dispositivi”, precisa il manifesto.

La nuova associazione, pur riconoscendo che il dibattito su questi temi è “ancora in una fase iniziale” e che “occorro più ricerche e pubblicazioni su questi dispositivi”, ha come obiettivo di generare “più opportunità per informare i decisori politici, i regolatori e la popolazione sui benefici di un nuovo approccio”.

La Scohr avrà sede a Bruxelles e vuole essere un punto di riferimento “autorevole e indipendente” nel dibattito sulle politiche di riduzione del danno e del controllo del tabacco. I fondatori evidenziano che “non accetteranno sponsorizzazioni dal’industria del tabacco” ma l’associazione “sarà disponibile ad accettare studi o ricerche negli eventi della Scohr che arrivano anche mondo delle aziende o delle istituzioni”.

L’appello dell’oncologo ai medici: “Per aiutare a smettere lo slogan ‘fallo o muori’ non funziona”

A sottolineare la necessità di evidenziare la riduzione del rischio è anche l’oncologo David Khayat, ex presidente del National Cancer Institute e responsabile dell’Oncologia medica al Clinique Bizet (Parigi). 

Il perentorio ‘smetti di fumare o morirai’ con cui alcuni medici cercano ancora di convincere i pazienti sui rischi correlati alle sigarette “non funziona e va cambiato”, sostiene Khayat.

“Come dottore non posso accettare ‘smetti o muori’ come l’unica scelta che si offre ad un paziente fumatore; ricordo che il 64% di quelli con una diagnosi di tumore continua a fumare – aggiunge l’oncologo – Alcuni Paesi hanno abbandonato la strategia ‘smetti o muore’ e introdotto dispositivi a rischio ridotto nelle politiche di controllo del tabacco ottenendo risultati”.

“Nel 1990 il primo fattore di rischio per il cancro riconosciuto a livello mondiale era il fumo, nel 2017 è ancora il fumo – ricorca Khayat – Le sigarette tradizionali contengono oltre 6mila sostanze chimiche e particelle ultrafini, 93 di queste sono nella lista della Food and drug administration (Fda) come potenzialmente dannose, la maggior parte, circa 80, sono cancerogene o potenzialmente cancerogene. Questi rischi aumentato nel processo di combustione rispetto al riscaldamento”.

La comunità scientifica e medica quindi “dovrebbe svolgere un ruolo più forte nel convincere i responsabili politici a riconsiderare e innovare le strategie di controllo del tabacco”, precisa l’oncologo.

“Serve però accettare il fatto che alcuni livelli dei nostri cattivi comportamenti sono inevitabili – osserva Khayat – L’obiettivo deve essere quindi di minimizzare i danni che le persone subiscono come conseguenza di scelte poco salutari e non limitare i loro comportamenti perché questo significa limitare la liberà e non è una strada percorribile. I medici, che spesso non forniscono le evidenze scientifiche ai loro assistiti sulle scelte migliori – conclude – devono cambiare paradigma e mettere il paziente al centro. Come professionisti lo dobbiamo ai nostri assistiti”.

Il cardiologo Biondi Zoccai: “Le e-cig possono aiutare a smettere”

“Il fumo rappresenta ancora il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il cancro. Le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio modificato che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali”. Lo sottolinea Giuseppe Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell’Università Sapienza di Roma, nelle conclusioni del suo intervento alla prima giornata del terzo convegno scientifico “The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction”, promosso dall’Università di Tessalonica e dall’Università di Patrasso in Grecia.

Zoccai, che studia gli effetti sul sistema vascolare dei prodotti senza combustione e ha presentato alcuni report su ricerche condotte e progetti futuri, ha ricordato come le sigarette elettroniche “possono avere effetti sulle funzioni cardiovascolari, sia acute che a lungo termine”, per questo il loro utilizzo “deve essere preso in considerazione solo in soggetti con un basso rischio cardiovascolare e con una tempistica precisa”. (Fonti: Ansa, Agi)

 

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