Germania userà gli anticorpi monoclonali, quelli che hanno curato Trump: sarà la prima in Europa

La Germania userà gli anticorpi monoclonali contro il Coronavirus. Si tratta della terapia utilizzata negli Stati Uniti per curare Trump. Sarà il primo Stato europeo a provare questa cura anti Covid.

Bisogna specificare che si tratta di un trattamento sperimentale, che però è stato già approvato in altri Paesi. Per esempio negli Stati Uniti. I medici di Trump l’avevano somministrata all’ex presidente, che tutto sommato era guarito in tempi brevi. 

Quella degli anticorpi monoclonali è una terapia molto costosa. Ma potrebbe aiutare (questo è almeno quello che sperano i tedeschi) a “tamponare” i ritardi nella distribuzione dei vaccini. E quindi nella loro somministrazione Ritardi che non riguardano solo l’Italia, ma tutta l’area Ue.

Germania e anticorpi monoclonali: quanto costa la terapia

Il costo per il momento sembrerebbe tuttavia proibitivo per un uso su larga scala di questa terapia. La Germania ha comprato 200.000 dosi per una spesa di 400 milioni di euro, ha annunciato il ministro della Salute Jens Spahn. Si parla dunque di un prezzo pari a 2.000 euro a dose. Il cocktail di anticorpi sarà utilizzato negli ospedali universitari tedeschi a partire dalla prossima settimana.

Anche l’Italia valuta gli anticorpi monoclonali

Anche l’Italia esplora questa possibilità terapeutica. Venerdì l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha pubblicato un bando per lo studio clinico di questa cura. Che dalle prime indicazioni sembrerebbe funzionare soprattutto sui pazienti allo stadio iniziale della malattia e eviterebbe le complicazioni gravi.

I tempi non si preannunciano brevissimi. Lo studio dovrà durare non più di un anno e le proposte dovranno essere inviate entro il primo febbraio. Allo stato attuale, sono numerosi i progetti in corso: uno di questi è in fase di sviluppo in Italia, portato avanti dalla Toscana Life Sciences.

Vaccini: prosegue il braccio di ferro con le case farmaceutiche

Sul fronte caldo dei vaccini prosegue intanto il braccio di ferro con le case farmaceutiche perché consegnino nei tempi previsti le dosi promesse. Su queste quantità gli Stati hanno costruito i loro programmi di vaccinazione e ora si trovano spiazzati. Dopo i ritardi annunciati da Pfizer e da AstraZeneca alcuni Paesi europei prevedono addirittura fino all’80% di consegne in meno del previsto.

Una situazione che ha suscitato “profondo malcontento” da parte della Commissione Europea e dei suoi Stati membri. L’Ue intende dunque “fare rispettare i contratti firmati”, se necessario anche ricorrendo a mezzi legali, ha ammonito il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito che l’Italia eserciterà “tutta la pressione che serve”. 

Gestione cookie