ROMA – Ibuprofene (farmaci comuni in Italia come il Moment o il Nurofen), aspirina, naproxene e altri anti-infiammatori peggiorano il quadro clinico di chi è stato contagiato dal coronavirus.
Nei soggetti ospedalizzati aumenta il rischio di mortalità del 65%.
L’uso di anti-infiammatori non steroidei fa salire il rischio di crisi cardiache e renali all’85%.
Le evidenze riscontrate dai ricercatori dell’Università di Seul dimostrano una relazione fra l’aumento della mortalità per coronavirus nei pazienti ricoverati associata alla somministrazione precedente il ricovero di anti-infiammatori.
Gli scienziati della Sungkyunkwan University hanno preso in esame un campione di 1800 pazienti ospedalizzati.
Hanno scoperto che chi aveva assunto anti-infiammatori come ibuprofene e aspirina nei 7 giorni precedenti aveva più possibilità di morire di coronavirus.
L’azione degli anti-infiammatori provoca un produzione in eccesso della proteina recettore Ace-2, designata come la porta d’ingresso del virus nelle cellule.
Non è ancora provato da dati empirici certi che gli anti-infiammatori indeboliscano il sistema immunitario.
La lista è lunga: aceclofenac, diclofenac, etodolac, fenoprofen, flurbiprofen, dexibuprofen, ibuprofen, ibuproxam, ketoprofen, dexketoprofen, ketorolac, meloxicam, naproxen, piroxicam, celecoxib, polmacoxib, and etoricoxib.
Il sistema sanitario inglese (NHS) – spiega il Daily Mail che riferisce sulla ricerca coreana – ancora non riconosce lo studio coreano come definitivo.
E ancora raccomanda gli anti-infiammatori in caso di sintomi di febbre potenzialmente associata al coronavirus.
Parliamo di farmaci che in gran parte sono da banco, costano poco e non necessitano di prescrizione medica. (fonte Daily Mail)