ROMA – Oltre 3 miliardi di euro spesi solo nel 2009 per comprare il Tamiflu e proteggere 50 milioni di persone dalla pericoloso epidemia di influenza aviaria. Soldi spesi per scorte di farmaci scaduti e inutilizzati e che comunque sarebbero stati inutili.
Una ricerca indipendente della Cochrane collaboration ha “riaperto il caso Tamiflu”, scoprendo che la pillola venduta da Roche a caro prezzo, dai 35 ai 70 euro a scatola, era inefficace. Gli effetti infatti non andrebbero oltre quelli di una normale tachipirina, solo molto più costosa per gli Stati e per i contribuenti.
Corrado Zunino su Repubblica scrive:
“Un gruppo di scienziati indipendenti – Cochrane collaboration – ha ripreso in questi giorni un suo studio realizzato nel 2009 sul rapporto tra l’antivirale Tamiflu e l’influenza suina (seimila casi mortali nel mondo). E se allora l’organizzazione medica no profit sosteneva che non c’erano prove a sostegno dell’utilità del medicinale per la suina, ora si spinge oltre e lo stampa sul British medical journal: per l’influenza aviaria (62 morti accertati, fino al 2006) l’antivirale della Roche è stato inutile”.
Un inutile dispendio di denaro pubblico, secondo la Cochrane collaboration:
“Secondo la controricerca il Tamiflu (dai 35 ai 70 euro a scatola, secondo richiesta e Paese) contrappone alle influenze gli stessi effetti del più conosciuto paracetamolo. Non ha prevenuto la diffusione della pandemia, né ha ridotto il rischio di complicazioni letali. Ha attenuato solo, nei primi quattro giorni del contagio, alcuni sintomi. Una tachipirina, non certo la panacea per epidemie da kolossal”.
E così la Roche, ma soprattutto Big Pharma, torna alla cronaca dopo la multa dell’Antitrust per Avastin e Lucentis, e subito ha rilasciato una dichiarazione ufficiale:
“Gli uffici stampa della Roche hanno tempestivamente replicato, ieri: la ricerca è incompleta e frammentaria. È un fatto, però, che il Tamiflu passerà alla storia della farmaceutica contemporanea come il medicinale più gonfiato e redditizio”.
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