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Influenza, il vaccino è in farmacia. Ma un italiano su due è contrario

di Daniela Lauria |22 Ottobre 2013 11:11

Influenza, il vaccino è in farmacia. Ma un italiano su due è contrario

ROMA – Il vaccino antinfluenzale è pronto e disponibile sugli scaffali di Asl e farmacie: i ceppi virali che quest’anno stenderanno a letto con la febbre dai 4 ai 6 milioni di individui, sono tre. Quello di tipo A/California/2009 (H1N1), il ceppo A/Victoria/2011 (H3N2) e il B/Massacchussets/2012. La novità è proprio in quest’ultima variante B/Massacchussets, che sostituirà il ceppo vaccinale 2012/2013, B/Wisconsin/2010. Ma quello tra gli italiani e le vaccinazioni è un rapporto ancora molto difficile.

Più di un italiano su due (52%) è contrario ai vaccini, e solo uno su tre (33%) è a favore. Tutti gli altri hanno un’opinione più articolata, con giudizi positivi o negativi, ed esprimono diversi dubbi in merito. I dati arrivano da un’indagine sul web realizzata da Eikon. Nel dubbio però è bene sfatare miti e false consapevolezze. L’unico modo per poter scegliere serenamente sull’opportunità o meno di acquistare un vaccino è informarsi.

Prima di tutto sui tempi. Quest’anno è bene vaccinarsi subito: preferibilmente entro il 31 dicembre. Il picco influenzale è previsto tra gennaio e febbraio 2014 e per sviluppare le opportune difese sono necessari 14 giorni dalla somministrazione. Per alcune categorie poi, come gli anziani, i malati cronici e le categorie professionali a rischio, la vaccinazione è indispensabile.

Il quotidiano la Repubblica è andato a chiedere un po’ di numeri ad Antonino Bella, responsabile di Influnet, l’osservatorio di sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Rispetto alla stagione 2008-2009 la copertura vaccinale tra gli over 64 è scesa di 10 punti percentuali, dal 66,3% al 54% del 2012-2013; crollo anche nella fascia pediatrica (sotto i 14 anni): dal 5,5% del 2009-2010 al 2% della scorsa stagione. Il primo target che dovrebbe essere sottoposto a vaccinazione quasi obbligatoriamente è rappresentato dai soggetti che con l’influenza sono a rischio di gravi complicanze, ricoveri e decesso.

Maurizio Bonati, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica al Mario Negri di Milano, aggiunge: “Il dibattito nel nostro paese è acceso sulla opportunità o meno di vaccinare i sani, adulti e bambini; a parte i risvolti economici della questione, la vaccinazione in realtà è pensata per tutti. Un’altra criticità è la percezione dell’influenza come malattia non-malattia da parte degli stessi operatori sanitari, molti dei quali non si vaccinano”.

Il risvolto economico, appunto. Con la crisi, si sa, viviamo in una società sempre più demedicalizzata. Con le tasche rammendate molti italiani hanno smesso di curarsi, ma è bene fermarsi a riflettere: quanto incide sul bilancio familiare una giornata di lavoro in meno perché costretti a letto influenzati? Un vaccino costa circa 8-10 euro, qualcosa in più se adiuvato. Dopotutto, forse l’investimento è oculato, ammesso che non vi siano altre remore pseudo-salutiste.

Intanto, anche se il virus influenzale non è stato ancora isolato nel nostro Paese, raffreddori e sindromi simil-influenzali hanno già iniziato a colpire diversi italiani. Il virologo Fabrizio Pregliasco precisa: “Stimiamo che vi siano stati almeno 100mila casi di forme simil-influenzali a livello locale, soprattutto nelle regioni settentrionali, dove in queste settimane c’è stato più freddo”. Numeri in linea con quanto avvenuto in questi ultimi anni, “questi virus proliferano con i cambi repentini di temperatura, mentre per il virus influenzale serve un freddo prolungato”.

 

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