Legionella: allarme a New York e in Italia. Cos’è, quali sono i sintomi, come si cura

Legionella: allarme a New York e in Italia. Cos'è, quali sono i sintomi, come si cura
Una colonia di batteri di Legionella (Wikimedia)

ROMA – Una possibile epidemia di Legionella spaventa New York. Ma il “virus dei legionari” non è solo un problema della Grande Mela. In Italia è stato segnalato un morto a Giulianova e un caso di contagio in un albergo nel Circeo. Nel Bronx – icona del quartiere malfamato nei film ambientati a New York negli anni 80 – si contano 4 morti per Legionella, 65 infetti e 22 edifici in cui sono state trovate tracce del virus. E in città sale l’ansia da contagio.

Spostandosi dall’Atlantico all’Adriatico, a Giulianova un pediatra di Spoleto di 79 anni ha contratto il virus bevendo l’acqua del rubinetto di un albergo in cui stava trascorrendo le vacanze. L’uomo è morto dopo 4 settimane di agonia. Dall’Adriatico al Tirreno, dove a San Felice Circeo gli ispettori della Asl hanno trovato il batterio della legionella pneumophila in un albergo. Insomma con l’estate occhio agli alberghi e negli ostelli dove è più facile contrarla.

Ma cosa è la Legionella? Quali sono i sintomi della Legionella? Come si cura la Legionella? Lo spiega molto bene un articolo di Gian Luca Bortolatto su Expoclima.net:

La legionella è uno dei principali problemi per la Sanità Pubblica, non solo italiana ma anche mondiale, tanto che è sottoposta a sorveglianza speciale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con questo termine vengono indicate tutte le forme di infezione causate da varie specie (più di 40) di batteri aerobi, la più pericolosa è la legionella pneumophila alla quale sono addebitati circa il 90% dei casi di legionellosi.

Il termine legionella trae origine da un’epidemia acuta che nell’estate del 1976 colpì un gruppo di ex combattenti della guerra in Vietnam, chiamati anche Legionaires, riuniti in albergo di Philadelfia (USA), causando 34 morti su 221 contagiati. Solo in seguito si scoprì che la causa dei decessi per la polmonite acuta era da addebitarsi all’azione di batteri, in precedenza sconosciuti, che si erano sviluppati nell’impianto di condizionamento dell’albergo.

Legionellosi: sintomi e forme di trasmissione. L’infezione causata dal batterio legionella viene indicata con il termine generale di “legionellosi”, essa si può contrarre respirando acqua contaminata diffusa in aerosol, condizione tipica di chi fa un doccia; la malattia non si contrae, invece, bevendo l’acqua contaminata, in quanto i batteri penetrano attraverso le mucose delle prime vie respiratorie colpendo, in un secondo momento, i polmoni, e secondo gli ultimi accertamenti, neppure per trasmissione diretta tra individui.

La malattia si presenta sottoforma di polmonite ma non è facilmente distinguibile da altre forme batteriche di polmonite, la si può riconoscere però dalle modalità di coinvolgimento degli organi extrapolmonari, come ad esempio: sintomi gastrointestinali, neurologici e cardiaci, febbre alta, dolori muscolari, dolori al torace, disturbi intestinali e diarrea.

I principali fattori di rischio che favoriscono l’acquisizione della legionellosi sono:
– età avanzata
– il fumo
– immunodeficienza
– sesso maschile
– patologie cronico-degenerative

Fondamentalmente, la legionellosi, si manifesta sotto due forme: la “Febbre di Pontiac” e la “Malattia del Legionario”; tra le due la più pericolosa è sicuramente la Malattia del Legionario, la quale, a differenza della Febbre di Pontiac, si manifesta dopo un periodo di incubazione di 5-6 giorni, non è distinguibile da una normale polmonite, ma se diagnosticata tardi o insorta a soggetti molto deboli, può portare al decesso. La Febbre di Pontiac, invece, si può definire come una forma più “leggera” della malattia, in quanto si manifesta dopo un periodo di incubazione di 1-2 giorni, e solitamente, non presenta polmonite ed è facilmente scambiabile per una normale influenza.

I batteri della legionella sono presenti nei fiumi, nei laghi, nei pozzi e nelle risorgive termali.
Talvolta sono presenti anche negli acquedotti, in quanto sono in grado di superare i normali trattamenti di potabilizzazione. Tuttavia, la sola presenza dei batteri non presenta pericolo per le persone. I batteri diventano più pericolosi solo quando sussistono contemporaneamente le seguenti condizioni:
– temperatura ottimale dell’acqua, compresa tra 25° e 42° C;
– ambiente con presenza di ossigeno;
– condizioni di stagnazione;
– presenza di elementi nutritivi (biofilm, scorie, calcare, ioni di ferro, materiali plastici);
– vaporizzazione dell’acqua.

Considerando le condizioni sopra elencate risultano a rischio tutti gli impianti ed i trattamenti tecnologici di distribuzione dell’acqua, in pratica, negli impianti che comportano un moderato riscaldamento dell’acqua e la sua nebulizzazione c’è maggiore probabilità che i batteri si formino.
Le utenze e gli impianti più a rischio sono:
– ospedali, cliniche, case di cura ed assimlabili;
– alberghi, caserme, campeggi e strutture ricettive in genere;
– impianti per attività sportive e scolastiche;
– edifici con torri di raffreddamento, impianti di condizionamento, impiantio idrosanitari;
– piscine e stabilimenti termali, spa e wellness;
– fontane decorative e cascate artificiali.

Considerata la pericolosità della malattia, nella maggior parte dei Paesi, i casi di legionellosi devono essere notificati alle competenti Autorità Sanitarie. L’European Working Group (EWGLI) ha predisposto delle linee guida europee per il controllo e la prevenzione della legionellosi nel campo dei viaggi e del turismo. Anche in Italia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha disposto delle linee guida per la prevenzione ed il controllo della malattia per quanto riguarda la sorveglianza in strutture ospedaliere e strutture comunitarie.

Come prevenire la diffusione negli impianti. Le strategie per combattere la proliferazione della legionellosi in ambito comunitario e civile nascono innanzitutto dalla prevenzione, che dovrebbe nascere dalla corretta progettazione e realizzazione delle reti idriche, allo scopo di rendere improbabile la contaminazione della legionella negli impianti di distribuzione dell’acqua calda e nei sistemi di condizionamento.
In fase di progetto dunque è consigliabile evitare innanzitutto le formazioni di ristagni, limitando la lunghezza delle tubazioni e le tubazioni con terminali ciechi o senza circolazione dell’acqua, e quindi preferire sistemi istantanei di produzione dell’acqua calda ai sistemi che prevendono serbatoi di accumulo.
La manutenzione periodica può contribuire in modo efficace a prevenire la contaminazione e la diffusione dei batteri negli impianti, è opportuno percgiò procedere ad una pulizia completa dei serbatoi, della rubinetteria e delle docce, questo soprattutto nelle strutture ricettive come alberghi e campeggi a funzionamento stagionale.
Per quanto riguarda gli impianti idrico sanitari il rischio maggiore risulta in prossimità dei soffioni doccia e dei rubinetti, è consigliabile quindi far defluire l’acqua prima di farne uso.

Per contrastare i batteri e la loro diffusione negli impianti esistono dei trattamenti di disinfezione, i quali mirano ad eliminare, o a limitare in maniera sostanziale, la presenza della legionella.
I più efficaci ed ultilizzati sono senza dubbio i trattamenti chimici (clorazione, battericidi di sintesi, ozono, acqua ossigenata catalizzata) ma esistono anche altri processi di disinfezione non chimici ma ugualmente risolutivi come la filtrazione ed il trattamento a raggi ultravioletti (UV), ed i trattamenti termici.
Sono tutti trattamenti che, però, hanno dei pro e dei contro, e ci sono limiti che a volte risultano più considerevoli rispetto ad altri, è difficile quindi definire quale trattamento sia migliore dell’altro, considerando però i rischi e le valutazioni esposte si può ritenere che la via più sicura è prevenire la formazione della legionella non favorendone le condizioni di sviluppo.

Per quanto riguarda gli impianti idrico sanitari la via più sicura, e anche più vantaggiosa, per evitare la diffusione della legionella, è quella di passare da impianti che funzionano con temperature medio-basse (40-42°C) ad impianti che funzionano con temperature medio-alte (52-54°C), quindi invece che favorirne la crescita si provoca la morte dei batteri.

 

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