La variante Omicron del Covid-19 potrebbe dare meno effetti a lungo termine, il Long Covid, rispetto a quanto ha fatto in precedenza la Delta. E’ quanto emerge da uno studio del King’s College di Londra, pubblicato su ‘The Lancet’, con i dati monitorati dalla piattaforma ‘Zoe Health Study’. La ricerca è stata sottoposta a revisione tra pari ed è la prima sulle differenza nel Long Covid tra varianti diverse.
Con Delta più casi di Long Covid. Ma Omicron infetta di più
In termini assoluti però, se Delta era molto più alta la possibilità di andare incontro a Long Covid, Omicron è talmente più diffusa e contagiosa che porterà ad aumenti della sindrome in termini assoluti. A confermare questo rischio è il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano che sul Corriere della Sera cita vari studi e spiega sintomi e ricerche in corso per studiare il Long Covid.
Lo studio di Lancet
Il lavoro ha analizzato 56.003 casi di adulti nel Regno Unito risultati Covid-positivi per la prima volta tra il 20 dicembre 2021 e il 9 marzo 2022, quando Omicron era il ceppo dominante. I ricercatori hanno poi confrontato questi dati con 41.361 positivi tra il primo giugno 2021 e il 27 novembre 2021, con Delta prevalente. Ebbene, l’analisi ha evidenziato che il 4,4% dei casi Omicron aveva poi avuto anche un Long Covid, mentre con Delta era il 10,8%. Tuttavia, il numero assoluto di persone positive che hanno avuto conseguenze dall’infezione era più alto quando Omicron è stata la variante dominante.
Secondo Claire Staves, autrice principale dello studio, “la variante Omicron sembra avere sostanzialmente una probabilità inferiore di causare un Long Covid rispetto alle varianti precedenti, ma abbiamo ancora una persona su 23 che contrae la malattia e continua ad avere sintomi per più di 4 settimane. E’ importante quindi continuare a sostenere queste persone a casa, al lavoro e all’interno della sanità pubblica”.