ROMA – Un dolore alla testa, sentirla pesante o che pulsa, sentire un cerchio o solo una fitta. Il mal di testa in Italia colpisce 7,2 milioni di persone e ne condiziona la vita. Le tipologie di mal di testa sono 150 e per ognuno ci sono cause e rimedi differenti. Giovanni Battista Allais, dottore del centro Cefalee del Sant’Anna di Torino, spiega che il disturbo colpisce il 12% della popolazione italiana, una percentuale che sale al 18% se si prendono in considerazione solo le donne.
Marina Palumbo ha intervistato Allais e su La Stampa spiega che esistono 150 differenti tipi di mal di testa, che i medici distinguono in due grandi categorie:
” «Esistono – ci dice il dottor Allais – le cefalee primarie, che sono quelle estremamente più frequenti e si chiamano primarie perché non sono dipendenti da altre malattie, e poi le cefalee secondarie che invece derivano da un’altra malattia che fa venire mal di testa. In questo caso, le cause possono essere anche molto brutte, come tumori cerebrali, infarti cerebrali o una meningite. Ma fortunatamente queste sono più rare. Nei casi più comuni siamo in presenza di una cefalea primaria».
L’emicrania, spiega ancora Allais, è la tipologia più diffusa delle quattro cefalee primarie:
“«Quella più importante di tutte e più diffusa è l’emicrania, poi c’è la cefalea di tipo tensivo, la cefalea a grappolo e un gruppo simile dal nome più complesso di cefalee autonomico-trigeminali e infine ci sono altre cefalee primarie molto rare, su cui si stanno conducendo ancora degli studi. Le più diffuse sono la cefalea da emicrania e al limite la cefalea di tipo tensivo, ma sicuramente quella che impatta di più nella popolazione è l’emicrania»”.
Le donne ne soffrono più degli uomini. Solo in Italia la percentuale di donne che soffrono di mal di testa è del 18%, contro il 6% dei pazienti maschi. Tra le cefalee poi la più blanda è l’emicrania:
“«Mentre l’emicrania è una cefalea che batte, che pulsa, che si accompagna alla nausea, al vomito, alla luce che dà fastidio, la cefalea di tipo tensivo è come un caschetto, un cerchio sulla testa. E’ una cefalea che dà una situazione molto più gestibile. Chi ha una cefalea tensiva può lavorare regolarmente e spesso non prende analgesici. Chi ha l’emicrania invece deve starsene a letto. È decisamente più intensa»”.
La Palumbo sottolinea poi che questo disturbo non va sottovalutato. Anche la semplice emicrania, se curata solo con antidolorifici che pklacano i sintomi, può diventare cronica. Esistono però vari tipi di farmaci, spiega il dottor Allais, e ognuno ha un’azione diversa:
“«Per quanto riguarda i casi di attacco acuto di emicrania – dice il dottor Allais – esistono vari tipi di farmaci. Che vanno dai normali farmaci antinfiammatoriche la gente prende di solito, fino a farmaci di combinazione, cioè con due o tre prodotti dentro, ma in realtà i più selettivi, i più mirati sono i triptani che sono farmaci che agiscono selettivamente su quello che è il meccanismo del mal di testa, cioè agiscono sia dentro il cervello, fermando una zona del cervello che si accende e scatena tutti i sintomi collaterali dell’emicrania, sia sui vasi andando a stringerli perché durante l’attacco di emicrania i vasi sono dilatati.
Il dolore emicranico è un dolore di natura vascolare, che batte, pulsa in testa e viene fermato dai triptani. Vanno presi all’inizio dell’attacco perché se si lasciano dilatare troppo i vasi sanguigni, dopo non rispondono più. Sono farmaci che agiscono su dei recettori della serotonina che stanno nel cervello e sui vasi».
Oltre al dolore alla testa esistono anche altri sintomi, come nausea e vomito, che giungono quando ormai l’emicrania è scoppiata. L’errore più comune infatti è quello di attendere a prendere i farmaci, sperando che l’episodio si esaurisca da solo, quando invece tende solo a peggiorare:
“«In questi casi ci sono diverse possibilità. Uno degli errori che fa l’emicranico è che una volta che ha scoperto di avere un attacco, aspetta a vedere come va. Questo è un errore gravissimo. Bisogna prendere i farmaci giusti, quelli indicati per un attacco emicranico, che soprattutto sono i triptani, all’inizio. Perché se no dopo si sviluppano la nausea, il vomito e tutti gli altri sintomi. Le formulazioni poi, non esistono solo per bocca. Ci sono ancheformulazioni iniettive o per supposta. Inoltre esistono degli antinausea specifici che si possono utilizzare per le emicranie».
Un aiuto viene anche dalla medicina complementare, come le fascette sea-beands, ma attenti ai rimedi della “nonna”, come la limonata, perché non funzionano avvisa il medico:
“«Un aiuto possono essere quelle fascette che si chiamano sea-bands, che sono nate per non sentire la nausea e il vomito in mare, ma funzionano molto bene anche in gravidanza o con l’emicrania. All’inizio di un attacco di mal di testa, se si mette una sea-band si può riuscire a non avere più nausea e vomito».
Chi ha mal di testa, spesso tenta primariamente il «rimedio della nonna», come la limonata, che può certamente essere risolutiva se il mal di testa è occasionale e dipende da un momento di difficoltà digestiva, ma può rivelarsi invece un boomerang se si ha per esempio una emicrania da tiramina, giacchè il limone ne contiene parecchia e la limonata non farà che peggiorare drammaticamente la situazione. Dunque è importante conoscere la natura del proprio malessere anche in questi casi, rivolgendosi ad un medico”.
Un buon consiglio poi è quello di riposare a letto e al buio, dato che tutti i sensi durante l’attacco sono iperstimolati:
“«L’emicranico ha una iperattività dei sistemi sensoriali durante l’attacco per cui il rimedio casalingo principale è andarsene a letto al buio. Spesso la gente che sente le pulsazioni in testa si mette una fascia fredda stretta sulla fronte per schiacciare un pochino, ma è una misura momentanea che serve a poco. Alcune persone usano il caffè che è un vasocostrittore e in effetti induce una lieve remissione del male».”
Come per ogni patologia, la prevenzione è importante se gli attacchi sono frequenti:
“«finché l’emicrania viene tre volte al mese, devo trovare il giusto triptano per il paziente, fargli passare rapidamente il mal di testa e basta così. Dai quattro giorni in su di mal di testa al mese devo dargli anche una profilassi, cioè dargli tutti i giorni qualcosa da prendere perché non gli venga più il mal di testa. E’ un’azione preventiva che posso fare con le terapie farmacologiche o con le non farmacologiche tipo l’agopuntura o alcuni integratori alimentari.
In generale l’emicranico deve cercare di stressarsi di meno, di dormire in maniera regolare, e stare attento ad evitare alcuni alimenti se capisce che gli creano problemi. Però devo sempre fare una profilassi perché se no, se l’emicrania inizia da quattro giorni ad andare a cinque, poi da sei va a otto o dieci, si fa in fretta a diventare cronici. Quando un emicranico abusa troppo di farmaci sintomatici poi l’emicrania gli diventa una forma cronica».
Tra i rimedi poi ci sono anche quelli della medicina cinese come l’agopuntura nella profilassi:
“«L’agopuntura è ormai accreditata come ugualmente efficace se non più efficace delle altre terapie di profilassi emicranica da tutte le revisioni sistematiche della letteratura internazionale. Lo dico – specifica il dottor Allais – come membro della Cochrane Collaboration, l’azione internazionale che valida la letteratura. Io rappresento l’Italia nella Cochrane Collaboration sull’emicrania e sulla cefalea tensiva e quindi posso testimoniare che tutte le revisioni sistematiche dicono ormai che l’agopuntura è efficace nel trattamento di profilassi dell’emicrania. Che significa che al posto di prendere un farmaco, posso usare l’agopuntura»”.
E dalla fitoterapia, anche se non esistono prove assodate totali, sottolinea Allais:
“«La fitoterapia – spiega il dottor Allais – ha alcuni prodotti anche efficaci che vengono usati nella profilassi dell’emicrania. Alcuni derivati delle piante, dal partenio al ginko biloba, sono usatissimi nei prodotti che vengono utilizzati per la profilassi antiemicranica e sono prodotti di natura fitoterapica. Dobbiamo dire però che sull’efficacia della fitoterapia non esistono ancora prove assodate totali come è invece nel caso dell’agopuntura»”.
Rilassarsi, però, è sicuramente sempre un buon consiglio:
“«Certamente sì. In particolare una cosa che si chiama biofeedback, una tecnica di rilassamento tipo il training autogeno che insegna a rilassare la muscolatura del capo e del colloe serve a controllare sia l’emicrania, sia le cefalee di tipo tensivo. E’ particolarmente utile quando si lavora sui bambini, dove non si possono usare i farmaci, soprattutto con i bambini in età scolare che magari soffrono già di forti mal di testa»”.
Da non sottovalutare poi l’alimentazione:
“«Esistono alcuni alimenti che possono indurre attacchi di emicrania perché vanno a perturbare il metabolismo di alcuni neurotrasmettitori. Fra questi sono noti quelli più frequenti, cioè il cioccolato, i formaggi soprattutto fermentati, tipo il gorgonzola, però anche tutti i semi, come arachidi, noci, nocciole, oppure anchei crostacei, alcuni tipi di vino. Tiramina e feniletilamina sono due sostanze che sono presenti in diversi alimenti e sono responsabili di circa il 2-3% delle cefalee emicraniche».
E ovviamente lo stress e la stanchezza, anche se il dolore è reale e non va mai sottovalutato:
“Non dite mai ad un emicranico che il suo mal di testa secondo voi ha cause psicologiche. E’ come dirgli che non è reale, che se lo sta inventando. Purtroppo il dolore alla testa inabilitante è reale, come i sintomi che spesso vi si accompagnano: dal vomito alla tachicardia, al formicolio delle mani. E chi ne subisce gli attacchi soffre davvero moltissimo.
Lo stress è però – come per molte altre malattie – un fattore che è importante tenere a bada. «L’emicrania è un meccanismo di allarme, un sistema di difesa del corpo che è scatenato da più fattori – spiega il dottor Allais -. E’ una malattia in cui il cervello diventa improvvisamente ipo-energetico, ha poca energia metabolica, ed è un cervello iper-responsivo a diversi stimoli esterni. Quando il cervello si rende conto di non funzionare al 100%, quando arriva sotto una certa soglia, innesca l’emicrania.
Conta lo stress, conta dormire poco, contano le fluttuazioni ormonali, conta il digiuno… insomma, tutto quello che fa sì che arrivi poca energia al cervello». La sensibilità maggiore o minore ad uno o più di questi fattori può essere soggettiva: «Ad esempio, per alcune donne, scatta solo il primo giorno del ciclo mestruale. Per altre esiste una sensibilità a diversi fattori e allora si scatena anche se dormono poco, se si arrabbiano, se mangiano il cioccolato, eccetera».
Anche nel caso della cefalea di tipo tensivo, lo stress o la stanchezza possono essere un fattore da tenere sotto controllo, ma non l’unico. Il termine tensivo deriva infatti da osservazioni ormai superate che facevano risalire il dolore alla contrazione dei muscoli del capo o del collo. Ma allora da cosa deriva? «Si tratta di una disregolazione dei sistemi del sentire il dolore – spiega il medico -. E’ qualcosa che riguarda le vie di trasmissione del dolore. Ma di solito ci si convive abbastanza facilmente»”.