“La malattia? Un lusso”, la legge Brunetta alla Corte Costituzionale

Renato Brunetta (Foto LaPresse)

LIVORNO – Ammalarsi per un dipendente pubblico? In base all’articolo 71 della legge Brunetta, la 133 del 2008, di fatto ”diventa un ‘lusso’ che il lavoratore non potrà più permettersi e ciò appare in contrasto” con la Costituzione che prevede ”sia garantita una retribuzione proporzionata ed in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa”.

Il giudice del lavoro di Livorno, Jacqueline Monica Magi, ha di fatto smontato la legge Brunetta che prevede per i dipendenti pubblici una decurtazione dello stipendio nei primi dieci giorni di malattia con il taglio del trattamento accessorio dello stipendio. Il giudice ha sollevato la legittimità costituzionale e ora toccherà alla Consulta esprimersi.

Il giudice ha così accolto un’eccezione sollevata da 50 lavoratori della scuola della provincia di Livorno (docenti e personale Ata) che hanno fatto ricorso: alcuni avevano avuto una riduzione della busta paga dopo periodi di malattia.

In particolare il magistrato, con riferimento al principio di uguaglianza (articolo 3 della Carta) parla di ”un’illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro” tra dipendenti pubblici e privati. Con riferimento al ‘diritto alla salute’ (articolo 32), invece, ”crea di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia, creando così un vulnus a se stesso e al Paese”.

Sulla vicenda interviene il dipartimento della Funzione pubblica, che, ”senza senza voler entrare nel merito della questione”, precisa che ”l’articolo 71 non prevede alcuna riduzione dello stipendio in caso di malattia fino a 10 giorni ma solo la decurtazione del trattamento accessorio, cioè di quello legato alla effettiva prestazione o alla produttività dei dipendenti pubblici” e che ”tale disposizione è prevista, per una durata diversa, anche all’interno di alcuni contratti collettivi nazionali di lavoro”.

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