Malattie cardiovascolari: tra le prime cause di morte in Europa Malattie cardiovascolari: tra le prime cause di morte in Europa

Malattie cardiovascolari tra le prime cause di morte in Europa

Malattie cardiovascolari: tra le prime cause di morte in Europa
Malattie cardiovascolari: tra le prime cause di morte in Europa

ROMA – Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat, i decessi causati da malattie di tipo cardiovascolare in Europa sono stati ben il 36,5% del totale. E se il fatto che si tratti di percentuali europee possa sembrare quasi consolante, in realtà la percentuale italiana anche se non di molto maggiore è comunque altrettanto preoccupante, avendo infatti registrato un 37,1%. Le malattie del cuore infatti, proprio perché troppo spesso sottovalutate, risultano comunque la prima causa di decessi nel nostro paese, soprattutto tra le donne tra le quali la percentuale raggiunge il 40,2%.

L’incidenza delle malattie cardiovascolari.

Tra le malattie al cuore ed alla circolazione che sono risultate cause di decessi, la maggiore incidenza spetta alle patologie ischemiche del muscolo, che toccano la percentuale dell’11,3%, seguite da altre ischemie di vario tipo, sempre a livello cardiopatico, che vanno al 7,3%, appena sotto le altre malattie del cuore (che arrivano all’8,7%) mentre il più temuto infarto del miocardio copre a malapena il 4% del totale dei decessi. E in Europa non va certo molto meglio, soprattutto se si considera che ci sono paesi come la Bulgaria dove la percentuale arriva al 66,1%, anche se ci sono posti, come in Liechtenstein e la Danimarca, dove scende sotto il 24%.

Alla luce dei dati, dunque, il complesso delle patologie cardiache risulta essere attualmente la prima causa di morte sia in Italia che in gran parte dei paesi dell’Unione e rappresenta di conseguenza una delle fette più cospicue della spesa sanitaria. Eppure, gli esperti sostengono che questa realtà potrebbe avere un aspetto meno tragico se venissero correttamente applicate tutte le strategie di prevenzione e cura delle patologie cardiache, soprattutto per quello che riguarda il livello del colesterolo Ldl-C.

Attenzione ai sintomi e allo stile di vita.

È infatti incredibilmente importante in questo caso sottolineare come nel nostro paese sia gli inibitori di Pcsk9 per il diabete che le statine per abbassare il colesterolo vengono assunti da appena il 14% di coloro che ne avrebbero reale necessità. Sarebbe quindi necessario secondo gli esperti creare un collegamento tra centri diagnostici per individuare quanto prima e con maggior precisione possibile i pazienti a rischio, in modo da invitarli ad effettuare un’adeguata terapia inibitrice o, quanto meno, da insegnare loro a riconoscere i sintomi della malattia per tenerli sotto controllo. Questa seconda opzione è infatti particolarmente importante in quanto, qualora dovessero manifestarsi, è possibile curarsi e tenere la malattia sotto controllo attraverso un’adeguata terapia, sempre dopo aver ottenuto il benestare dal proprio medico curante, con l’uso di prodotti per la salute cardiovascolare normalmente acquistabili anche in farmacia. In molti casi infatti si tratta di anomalie dovute a fattori che è possibile contenere come il peso corporeo eccessivo, il fumo, la vita sedentaria, un’alimentazione carica di grassi saturi, l’abuso di alcoolici e l’immancabile superficialità, dovuta all’ignoranza dei rischi reali che si corrono in questi frangenti. Per questa ragione la responsabilizzazione dei pazienti a rischio cardiaco, nonché di tutti quelli affetti da ipercolesterolemia, diventa la strada principale per rendere efficace un piano di prevenzione di massa, e ridurre la mortalità causata dalle malattie cardio-vascolari.

La strada per riuscire a combattere l’incidenza di malattie cardiovascolari nel nostro paese è sicuramente ancora lunga, ma non impossibile da percorrere: col giusto mix di prevenzione e responsabilizzazione dei malati sarà infatti possibile abbassare sempre di più le percentuali di decesso.

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