ROMA – Fumiamo di meno, mangiamo di più e siamo sempre più grassi. Ma soprattutto, in Europa, siamo gli ultimi in materia di prevenzione. Risultato: per la prima volta nella storia d’Italia l’aspettativa di vita degli italiani è in calo. Lo afferma il rapporto Osservasalute, presentato martedì 26 aprile, secondo cui il fenomeno è legato ad una riduzione della prevenzione.
Nel 2015 la speranza di vita per gli uomini è stata 80,1 anni, 84,7 anni per le donne, spiega Walter Ricciardi, direttore dell’osservatorio sulla Salute delle Regioni. Nel 2014, la speranza di vita alla nascita era maggiore e pari a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne. L’andamento ha riguardato tutte le regioni.
Nella PA di Trento si riscontra, sia per gli uomini sia per le donne, la maggiore longevità (rispettivamente, 81,3 anni e 86,1 anni). La Campania, invece, è la regione dove la speranza di vita alla nascita è più bassa, 78,5 anni per gli uomini e 83,3 anni per le donne. Per quanto riguarda le cause di morte, dai dati del 2012, quelle più frequenti sono le malattie ischemiche del cuore, responsabili da sole di 75.098 morti (poco più del 12% del totale dei decessi). Seguono le malattie cerebrovascolari (61.255 morti, pari a quasi il 10% del totale) e le altre malattie del cuore non di origine ischemica (48.384 morti, pari a circa l’8% del totale).
“Il calo è generalizzato per tutte le regioni – ha spiegato Ricciardi -. Normalmente un anno ogni quattro anni, è un segnale d’allarme, anche se dovremo aspettare l’anno prossimo per vedere se è un trend. Siamo il fanalino di coda nella prevenzione nel mondo, e questo ha un peso”.
Scrive La Stampa:
Sempre in base al rapporto Osservasalute 2015 migliora, almeno un poco, lo stile di via degli italiani. Tra gli elementi positivi si registra per il 2014 un calo dei fumatori di sigarette rispetto all’anno precedente, e del numero medio di sigarette fumate al giorno; diminuisce anche la prevalenza di consumatori di alcolici (63,9% contro 63,0%), mentre si registra un contemporaneo aumento della percentuale di non consumatori (34,9% contro 35,6%). Diminuisce, inoltre, la percentuale di bambini di 8-9 anni in sovrappeso: dal periodo 2008-2009 al 2014, si passa infatti da una quota pari al 12% di bambini obesi al 9,8%; per il sovrappeso si passa dal 23,2% al 20,9%.
Per quanto riguarda l’attività fisica, la percentuale di quanti praticano attività sportiva in modo continuativo passa dal 19,1% nel 2001 al 23% nel 2014. Cala la sedentarietà: nel 2014 i sedentari sono circa 23 milioni e 500 mila, pari al 39,9% degli italiani. Nel 2013 erano 24 milioni e 300 mila, pari al 41,2%. Nota dolente, invece, un calo del consumo di 5 porzioni e più al giorno di verdura e frutta (nel periodo 2005-2014 si passa dal 5,3% della popolazione al 4,9%).
Inoltre, gli italiani sono sempre più grassi: nel periodo 2001-2014, è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso (33,9% contro 36,2%), ma soprattutto è aumentata la quota degli obesi (8,5% contro 10,2%).