ROMA – La miopia è un’epidemia che avanza. In Corea colpisce l’86% dei cittadini, contro il 41% degli Stati Uniti e il 30% in Europa. E la colpa è di smartphone e tablet: concentrati a guardare gli schermi a un palmo dal nostro naso, gli occhi si disabituano a guardare lontano. Una vera e propria epidemia che ha colpito soprattutto l’Asia, come dimostra il caso di Singapore. Gli aspiranti soldati asiatici con i requisiti minimi di vista sono così pochi da portare lo Stato a pagare l’operazione al laser di chi vuole arruolarsi.
Massimo Gaggi sul Corriere della Sera scrive:
“Alimentata da fattori genetici, ma soprattutto dai comportamenti umani, l’epidemia di miopia in Asia ha raggiunto dimensioni impressionanti: a Taiwan i bimbi di sette anni che non vedono bene da lontano sono passati in vent’anni dal 5,8 al 21 per cento, mentre in Corea del Sud la miopia colpisce addirittura il 96% dei ragazzi di 19 anni. Tutti o quasi. In Occidente, dove i fattori di predisposizione genetica hanno un’incidenza inferiore, le cose vanno un po’ meglio, ma la crescita è comunque fortissima: in America i cittadini miopi di età tra i 12 e i 54 anni sono passati in trent’anni dal 25 al 41%”.
E in Europa il numero di miopi è cresciuto dal 20 al 33% negli ultimi 40 anni, e anche in Italia è raddoppiato passando da 13 a 25 milioni. Nonostante i numeri che il fenomeno assume, se ne parla ancora poco, scrive Gaggi:
“Un po’ perché la patologia è diffusa e si corregge facilmente con le lenti, un po’ perché siamo abituati a considerare la miopia come la conseguenza ineluttabile di una predisposizione genetica. Ma i medici ci dicono che le cose stanno così solo nel 20% dei casi. Negli altri pesano i comportamenti individuali: troppe ore spese mettendo a fuoco solo uno schermo a breve distanza dagli occhi”.
Per evitare che l’epidemia dilaghi poi basterebbe seguire la regola del 20-20-20:
“(interrompere il lavoro ogni 20 minuti fissando per 20 secondi un oggetto a 20 metri di distanza) per essere meno esposti alla miopia. Chi ha questa costanza? E intanto il problema peggiora con la diffusione di tablet e smartphone: schermi piccoli, da tenere vicini agli occhi, molti dei quali emettono quella luce blu che danneggia ulteriormente la vista. Ma chi se la sente di imporre ai ragazzi di dimezzare il tempo speso in videogiochi, a messaggiare o sui social network? E chi vuole sentirsi dire che tenere un bimbo di due anni tranquillo al tavolo del ristorante con un iPad è nocivo per la sua salute visiva? Porterà gli occhiali e magari un giorno si opererà col laser. Sono già 150 mila l’anno gli interventi di questo tipo in Italia. L’alba di un nuovo business (per la cataratta siamo a quota 500 mila): in fondo anche la cura della miopia fa crescere il Pil. Il tempo passato all’aria aperta no”.