Morte prematura: prima causa mangiare male, non alcol o fumo

Morte prematura: prima causa mangiare male, non alcol o fumo
Morte prematura: prima causa mangiare male, non alcol o fumo

ROMA – Troppe bevande zuccherate, carne rossa e poca verdura. Una dieta squilibrata che è la prima causa di morte prematura e che uccide più di abitudini insane, come il fumo e il consumo smoderato di alcol. Mangiare male, secondo una nuova ricerca dell‘Institute for Health Metrics and Evaluation (Imhe), espone a patologie come il diabete, l’ictus, l’infarto e l’ipertensione, aggravate da uno stile di vita sedentario e dall’obesità.

Una vera e propria classifica dei “sicari” che portano a morte prematura, stilata analizzando i dati raccolti tra il 1990 e il 2013 in 188 paesi nel mondo e che ha permesso di aggiornare il Global Burden of Disease del 2010, considerato il report internazionale più autorevole sulle cause di malattia, scrive l’Adnkronos:

“Nel 2013 – si legge fra i risultati del rapporto – ben 11,3 milioni di decessi sono risultati associati a una dieta scorretta, la prima voce tra le 6 principali. Seguono pressione alta sistolica (10,4 milioni di morti), fumo (6,1 milioni di morti), smog (5,5 mln), alto indice di massa corporea-Bmi (4,4 mln) e malnutrizione materna e infantile (1,7 mln). In generale, gli autori del rapporto hanno osservato che complessivamente i fattori di rischio per morte prematura sono passati nel periodo considerato da 67 a 79, nonostante la riduzione registrata in alcune singole nazioni”.

Non in tutti i paesi, però, la classifica è uguale. Nell’Africa sub-sahariana, ad esempio, oltre alla malnutrizione materna e infantile pesano molto anche la contaminazione dell’acqua, i problemi igienici e i rapporti sessuali a rischio. Per quanto riguarda le donne, soprattutto nei paesi ad alto reddito, il primo fattore di rischio è il sovrappeso, mentre per gli uomini è il fumo e la pressione alta:

“Fattori comportamentali, ambientali, occupazionali e rischi metabolici possono spiegare la metà della mortalità globale, offrendo dunque ampi margini di prevenzione”, osservano gli studiosi. “Tra i primi fattori di rischio, in 23 anni l’impatto di un Bmi è cresciuto in modo particolare”, aggiungono. “C’è un grande potenziale di miglioramento della salute – dichiara al quotidiano britannico Guardian il direttore dell’Imha, Christopher Murray – evitando alcuni fattori di rischio come il fumo e la cattiva alimentazione, e affrontando i fattori di rischio ambientali come l’inquinamento atmosferico. La sfida per i decisori politici sarà proprio quella di mettere a frutto quanto sappiamo per guidare gli sforzi in prevenzione e politiche sanitarie”.

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