Nuova variante Covid individuata a Trieste: "Potrebbe contagiare persone guarite e vaccinate" Nuova variante Covid individuata a Trieste: "Potrebbe contagiare persone guarite e vaccinate"

Nuova variante Covid individuata a Trieste: “Potrebbe contagiare persone guarite e vaccinate”

Una nuova mutazione del coronavirus Sars-CoV-2 è stata individuata a Trieste in una bambina. La piccola, positiva al Covid, presentava un’elevata carica virale. 

Un aspetto che desta “una certa preoccupazione ed è legato ad alcuni episodi di reinfezione riscontrati recentemente nella popolazione adulta che potrebbero far presupporre la presenza di varianti in grado di evadere la risposta immunitaria sia in persone già guarite sia in quelle vaccinate dotate di anticorpi neutralizzanti”, avvertono i medici. 

La nuova mutazione del coronavirus nella bambina di Trieste

“La mutazione N439K – ha spiegato Manola Comar, docente di Microbiologia dell’Università degli Studi di Trieste presso l’Irccs-Burlo Garofalo – rappresenta la seconda più comune variante che si trova sulla proteina Spike del coronavirus Sars-CoV-2, ossia la porzione proteica del virus che stabilisce un legame con il recettore cellulare Ace-2, permettendone l’infezione. Questa mutazione è stata scoperta per la prima volta a marzo 2020 in Scozia ed è emersa in modo indipendente in Europa. Attualmente è stata riscontrata in basse percentuali nella popolazione adulta in più di 30 Paesi nel mondo”.

La professoressa Comar nota che “il virus che presenta questa mutazione è simile al virus ‘originale’ di Wuhan dal punto di vista della virulenza e della diffusione interumana, ma ha la caratteristica di legarsi con maggiore affinità al recettore cellulare, attraverso un nuovo punto di ancoraggio, dovuto, appunto a questa mutazione del genoma”.

Le varianti del Covid che spaventano

“Recentemente le varianti inglese (B.1.1.7), sudafricana (B.1.351) e brasiliana (B.1.1.28.1) hanno allertato la comunità scientifica, circa la loro diffusione anche in Italia – rimarcano i ricercatori dell’Irccs materno infantile Burlo Garofolo – Si teme infatti che una distinta mutazione del genoma di Covid-19 possa ricoprire un ruolo chiave nel conferire resistenza agli anticorpi sierici e verso alcuni anticorpi monoclonali, utilizzati nei cocktail a scopo terapeutico”.

“I dati a oggi in nostro possesso indicano che il Covid-19 per i bambini è una malattia benigna nella stragrande maggioranza dei casi, di gran lunga meno grave di molte malattie con cui abbiamo più dimestichezza storica, come ad esempio il morbillo”, ha spiegato Egidio Barbi, direttore della clinica Pediatrica dell’Irccs Burlo Garofalo. “I rarissimi casi più impegnativi che richiedono cure in ospedale appartengono per lo più a forme tardive post-infettive di iper-risposta del sistema immunitario, adeguatamente trattabili con le terapie disponibili, più che a forme da danno diretto del virus”.
 

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