LONDRA – Anziani prima del tempo: persone di mezza età inattive, obese o che fumano, una volta invecchiate rischiano di non essere autonome o non riprendersi da una malattia. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] E’ quanto sostiene uno studio svolto dall’University College London finanziato dalla British Heart Foundation.
Alti livelli delle proteine interleuchina 6 e C-reattiva indicano un processo infiammatorio nel corpo e sono segnali da non sottovalutare nelle persone di mezza età: indicano che nel tempo queste soffriranno di improvvisa perdita di peso, debolezza muscolare o bassi livelli di attività, aggiunge la ricerca.
In caso di stress o quando si assumono troppi zuccheri, le proteine interleuchina 6 e C-reattiva aumentano. Jeremy Pearson, direttore sanitario della British Heart Foundation, sostiene che “entrando nel periodo della mezza età, adottare delle misure che garantiscano buona salute eviterà di vivere una vecchiaia fragile”.
I ricercatori dell’University College London hanno esaminato 6.223 persone di età superiore a 69 anni per determinare il rischio di fragilità in età avanzata. È stata valutata la velocità di camminata, la forza di presa, la perdita di peso, il grado di spossatezza e l’energia spesa per l’esercizio fisico. Circa 20 anni fa gli scienziati avevano preso appunti dettagliati sulle stesse persone, che all’epoca avevano un’età compresa tra i 45 e i 55 anni.
I risultati indicano che quasi l’8% delle persone obese sui 50 anni da anziane sono fragili, rispetto al 2,7% di chi ha un peso normale, spiega il Daily Mail. Le persone inattive hanno circa il doppio del rischio di fragilità in età avanzata: il 6,2% di chi ha una vita sedentaria da anziano sarà fisicamente debole rispetto al 2,5-3,5 per cento di coloro che svolgono attività fisica.
Ma le notizie non sono buone anche per chi entra nella mezza età senza un partner: essere soli raddoppia il rischio di fragilità fisica da anziani rispetto a chi è sposato o convive. Circa il 5,5% dei divorziati, single o vedovi è esposto a un rischio maggiore di malattie croniche, disabilità e morte.
Il principale autore dello studio, il professor Eric Brunner, ha dichiarato: “Questi risultati non sono sorprendenti, sappiamo che le persone sposate o che hanno una relazione, godono di una migliore salute psicofisica. Hanno un sostegno e spesso nella coppia ci si incoraggia vicendevolmente ad andare in palestra o a non bere un bicchiere di vino di troppo”.