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Ortoressia, quando il cibo sano diventa un’ossessione e fa ammalare

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Sabrina Debusquat

ROMA – L’ortoressia, dal greco orthos (giusto) e orexis (appetito) indica l’ossessione per la sana alimentazione. Chi soffre di questo disturbo, è mosso da un vero e proprio fanatismo alimentare, un complesso di superiorità che lo porta a disprezzare chi non mangia sano.

A coniare il termine, nel 1997, fu Steven Bratman, fisico autore di numerosi libri sull’alimentazione salutare. Per essere chiari, l’ortoressia non è l’interesse per il cibo sano ma quell’entusiasmo che si trasforma in ossessione patologica, alla quale seguono isolamento, disturbi mentali e, nei casi più gravi, autolesionismo. In altre parole, come Bratman ha scritto in uno dei suoi volumi, l’ortoressia è “una malattia scambiata per virtù”.

I sintomi tipici del disturbo: passare più di tre ore al giorno a pensare al cibo, scegliendolo più per le proprietà salutari che per l’effettivo gusto, sentirsi in colpa quando non si segue la dieta abituale, sentirsi sicuri e a proprio agio solo quando si mangia nel modo che si pensa sia “sano”.

La diciannovenne francese Sabrina Debusquat, racconta il suo percorso di 18 mesi: la ragazza ha cominciato a seguire una dieta vegetariana, è poi passata a quella vegana, eliminando uova, latticini e addirittura il miele, ed infine è diventata una “crudista”, scartando tutti i cibi cotti.

E’ stato solo quando il fidanzato ha cominciato a trovare dei maxi-ciuffi di capelli in bagno, che Sabrine ha ammesso di essere sulla strada della malattia.

“Pensavo di sapere qualsiasi cosa sull’alimentazione sana, cosa che mi avrebbe permesso di vivere il più a lungo possibile” ha detto la ragazza.

Per alcuni specialisti, il problema è un disordine alimentare “moderno”, chiamato ortoressia nervosa.  Chi ne soffre, è “imprigionato in una serie di regole auto imposte”, spiega Patrick Denoux, professore di psicologia a Tolosa.

“Uno dei miei pazienti stava diventando cieco per carenza di vitamina B-12, necessaria per la produzione di globuli rossi” spiega la nutrizionista Sophie Ortega.

Questo tipo di vitamina non è prodotta dal corpo: la maggior parte delle persone la assume attraverso cibi come uova, latticini, carne e pesce; altrimenti, si può ricorrere a integratori alimentari, scrive dawn.com

“Era una vegana convinta. Sembrava che preferisse perdere la vista, piuttosto che tradire la promessa fatta agli animali” ha concluso la Ortega.

L’ortoressia non fa parte del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, stabilito da professionisti della salute mentale negli Stati Uniti ed ampiamente utilizzato come punto di riferimento nel mondo. La quinta edizione di questa “bibbia”, pubblicata nel 2013, include anoressia nervosa e bulimia nervosa, ma non ortoressia. “Il termine ortoressia è stato proposto come termine comunemente usato, ma non è riconosciuto come un termine medico”, ha affermato Pierre Dechelotte, responsabile nutrizionista dell’ospedale universitario di Rouen, nel nord della Francia, e capo di un’unità di ricerca che studia il legame tra il cervello e l’intestino nel comportamento alimentare.

Alain Perroud, psichiatra che ha alle spalle una carriera di 30 anni tra Francia e Svizzera, dice che l’ortoressia “è molto più vicina a una fobia” che a un disturbo alimentare. Come per altre fobie, il problema può essere affrontato dalla terapia comportamentale cognitiva, parlando di credenze errate o eccessive, che si occupa di situazioni che provocano ansia, usando tecniche di rilassamento e altri metodi per affrontare lo stress.

Perroud afferma che tra il due e il tre per cento della popolazione francese soffre di ortoressia ma, sottolinea,  mancano dati attendibili poiché la condizione non è stata ufficialmente riconosciuta.

Al di fuori del mondo medico, l’ortoressia sembra essere riconosciuta in un uso più ampio. Il blogger americano Jordan Younger, ha contribuito a diffondere il termine documentando la propria, dolorosa, spirale in discesa verso una vita malsana. Nel suo blog, la descrive come “una bolla di restrizione”, ossessionata da una dieta “completamente vegana, interamente vegetale, interamente senza glutine, senza olio, senza zucchero, senza farina, condimenti, salse ecc “.

“Coloro che sembrano essere più ossessionati per il cibo sano, sono spesso preoccupati per gli scandali alimentari in Occidente” ha dichiarato Pascale Hebel del centro di ricerca CREDOC a Parigi. Nel corso di quasi trent’anni, l’Europa ha sperimentato una serie di scandali di sicurezza alimentare, a cominciare dalla mucca pazza e continuando, di recente, con uova contaminate da insetticidi, nonché una crescente opposizione all’uso di antibiotici, alimenti geneticamente modificati e pratiche di coltivazione aziendale.

Il disordine riflette una voglia di controllo, ha suggerito Perroud: il cibo è visto come una sorta di medicina per eliminare uno stile di vita occidentale che può essere considerato inquinante o tossico. “Viviamo un momento di cambiamento nella nostra cultura alimentare, che ci porta a dubitare fortemente su ciò che stiamo mangiando”, ha dichiarato. Tra i “credenti”, questo “sospetto di essere avvelenati, è considerato prova di intuizione”.

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