Ospedale sbaglia cure, paziente in coma da 6 anni: maxi risarcimento da 1,7mln

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Settembre 2014 - 07:15 OLTRE 6 MESI FA
Ospedale sbaglia cure, paziente in coma da 6 anni: maxi risarcimento da 1,7mln

Ospedale sbaglia cure, paziente in coma da 6 anni: maxi risarcimento da 1,7mln

UDINE  – Prende un Oki e ha una crisi asmatica. Arriva in ospedale dove viene soccorso, ma qualcosa va storto e l’uomo entra in coma. E’ accaduto ormai 6 anni fa a Udine e ora il tribunale ha condannato l’ospedale, accusato di aver prestato cure non idonee all’uomo che ad oggi è ancora in coma, al pagamento di un maxi risarcimento da 1,7 milioni di euro all’uomo e ai suoi familiari.

Luana de Francisco sul Messaggero Veneto scrive:

“Per l’uomo, un autotrasportatore di 52 anni, residente a Campoformido, e per la sua famiglia, il calvario comincia il 4 gennaio del 2008. Cioè nel momento in cui, per fronteggiare un mal di gola, l’uomo, che era cardiopatico e affetto da patologie respiratorie, assunse una dose di Oki. Colto da crisi asmatica e ricoverato in Pronto soccorso, avrebbe subìto danni permanenti alla salute tali, da renderlo invalido al cento per cento. Per il pm al quale la moglie si era rivolta, con l’assistenza legale dell’avvocato Gabriele Agrizzi, la colpa andava cercata in coloro che gli avevano venduto il farmaco”.

Ma i farmacisti vengono assolti dopo tre anni di processi per “non aver commesso il fatto” e si approfondisce invece la posizione dell’ospedale, dove l’uomo era arrivato in piena crisi asmatica:

“il giudice Andrea Zuliani ha escluso l’esistenza di un nesso causale tra la reazione allergica provocata dall’Oki – peraltro venduto quattro giorni prima dell’assunzione – e il gravissimo danno arrecato al paziente e ha dichiarato accertata l’inidoneità delle cure prestategli.

Nel ricostruire i fatti, il perito ha rilevato sia la somministrazione all’autotrasportatore di farmaci «con effetti collaterali negativi sulla dinamica respiratoria» e, poi, di «una dose di adrenalina insufficiente», sia «l’ingiustificato ritardo di 14 minuti tra l’arrivo dell’ambulanza al Ps e l’accesso del paziente allo stesso Ps» e il non meno grave «ritardo nell’intubazione oro-tracheale per incongrui e reiterati tentativi con un tubo di diametro eccessivo»”.

Ora che il tribunale di Udine ha condannato l’ospedale si parla già del maxi risarcimento da 1,7 milioni di euro:

“La sentenza, provvisoriamente esecutiva, riconosce un risarcimento del danno non patrimoniale e per lucro cessante a tutti i familiari che ne avevano fatto domanda, pur se con la riduzione di un quarto per la «colpevole imprudenza» del paziente: 1.052.134 euro all’uomo, 226.500 a sua moglie, 165 mila euro l’una alle due figlie e 56.250 al fratello”.