Procreazione: “rischio fibrosi diagnosi preimpianto lecita”, lo dice Strasburgo

STRASBURGO – La Corte europea dei diritti umani rimette in discussione la legge 40. E’ infatti stata bocciata la parte della normativa che riguarda l’impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi “preimpianto degli embrioni”.

Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” in quanto allo stesso tempo un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica.

La Corte ha quindi stabilito che cosi com’è formulata la legge 40 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan a cui lo Stato dovrà versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute.

Non è la prima volta che la Corte europea si pronuncia sulla legge 40. Nel 2010 fu stabilito che la fecondazione eterologa non poteva essere impedita, perché sarebbe stato violato l’articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo. Articolo in contrasto con le disposizioni contenute nell’articolo 4 della legge 40 che sancisce, in Italia, il divieto di diventare genitori con l’ausilio del seme di un donatore o dell’ovocita di una donatrice.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie