Rsa: maggioranza non apre a visite e disobbedisce al governo. Anziani prigionieri e non ospiti

Rsa , residenze sanitarie per anziani. Il governo ha ufficialmente disposto che debbano aprire alle visite di chi va a trovare i loro ospiti. Il Ministero della salute ha reso noto un protocollo: nelle Rsa per le visite si va solo se si dimostra di essere vaccinati (doppia dose) o guariti dal Covid da non più di sei mesi o reduci di tampone molecolare negativo da non più di due giorni. Inoltre non più di due a visitare lo stesso ospite e contatti fisici solo se vaccinato sia il visitatore che l’ospite. 

Visite Rsa: questione letteralmente di vita o di morte

Per gli anziani che sono nelle Rsa la visita di un parente o amico è letteralmente una iniezione di vita. Vita non come metafora ma come realtà clinica: senza il rapporto con qualcuno che mostra loro affetto gli anziani in Rsa perdono voglia e capacità di vivere e sopravvivere. Da un anno e più di fatto isolati hanno bisogno delle visite come terapia salva vita. 

La denuncia: 8 Rsa su 10 restano chiuse

All’indomani del via libera del governo alle Rsa aperte alle visite arriva una denuncia da parte delle organizzazioni più o meno informali dei parenti: otto Rsa su 10 restano chiuse alle visite. Otto su dieci sembra rilevazione troppo immediata (solo 24 ore per contare chi ha aperto e chi no) e decisamente troppo allarmistica. Ma, se non sono l’ottanta per cento, assai probabile è che le Rsa dove di fatto ancora non si può andare a far visita agli anziani siano la maggioranza.

Rsa: anziani prigionieri e non ospiti

Dove non si può di fatto riaprire alle visite gli anziani sono prigionieri, non ospiti. Prigionieri delle strutture che di certo lamenteranno la scarsità di personale, pur essendo in gran parte strutture private con sussidio pubblico. Prigionieri della inefficienza e della fuga dalle responsabilità: inefficienza nell’organizzare le visite e fuga dalla responsabilità del farlo. Prigionieri di alibi burocratici che non dalla burocrazia discendono ma dal “non mi compete” e dallo “e chi si prende la responsabilità…”. Prigionieri cui si infligge un supplizio: l’isolamento dopo la solitudine.

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