Scienziati contro i guaritori della Stamina: “Balduzzi, così uccidi la medicina”

Pubblicato il 15 Marzo 2013 - 12:31| Aggiornato il 5 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Un governo non può autorizzare la somministrazione di terapie staminali improprie, la cui efficacia non è dimostrata”. Una lettera aperta dei ricercatori esperti sulle terapie con cellule staminali è stata indirizzata al ministro della Salute Renato Balduzzi. I ricercatori si sono detti perplessi circa il metodo della Stamina Foundation e in 13 hanno firmato la lettera presentata il 14 marzo.

Tra i firmatari spuntano i nomi di Paolo Bianco, dell’università Sapienza di Roma, fra i massimi esperti di cellule mesenchimali, Giulio Cossu ed Elena Cattaneo, dell’università di Milano, il direttore dell’istituto Mario Negri, Silvio Garattini e il giudice della Corte d’Appello di Milano, Amedeo Santosuosso.

La lettera esprime la perplessità di questi ricercatori e scaturisce dal caso della piccola Sofia, a cui Balduzzi ha assicurato un’altra infusione di staminali dopo il servizio de Le Iene e l’appello di Caterina Ceccuti, mamma della piccola. La cura, tra lo stop dei tribunali, è stata assicurata ma solo per un’infusione, mentre la terapia ne prevedeva altre 5, come spiega la direzione generale degli Spedali di Brescia: “Non è previsto il completamento della terapia, a meno di un’imposizione da parte delle autorità giuridiche o sanitarie nei confronti degli Spedali”.

LA LETTERA – I 13 firmatari della lettera scrivono e parlano della loro perplessità sul metodo Stamina:

“La comunità dei ricercatori e medici che lavora per sviluppare trattamenti sicuri ed efficaci contro gravi malattie comuni o rare è perplessa di fronte alla decisione, sull’onda di un sollevamento emotivo, di autorizzare la somministrazione di cellule dette mesenchimali, anche se prodotte in sicurezza da laboratori specializzati. Non esiste nessuna prova che queste cellule abbiano alcuna efficacia nelle malattie per cui sarebbero impiegate. Non esiste nessuna indicazione scientifica del presunto metodo originale secondo il quale le cellule sarebbero preparate. Ci sembra questo uno stravolgimento dei fondamenti scientifici e morali della medicina, che disconosce la dignità del dramma dei malati e dei loro familiari”.

La lettera prosegue:

“Non rientra tra i diritti dell’individuo decidere quali terapie debbano essere autorizzate dal governo, e messe in essere nelle strutture pubbliche o private. Non rientra tra i compiti del governo assicurare che ogni scelta individuale sia tradotta in scelte terapeutiche e misure organizzative delle strutture sanitarie. Non sono le campagne mediatiche lo strumento in base al quale adottare decisioni di carattere medico e sanitario. La neutralità intellettuale e morale scelta dal Ministero, rispetto al vero merito della questione sollevata, oggettivamente incoraggia e supporta pratiche commerciali che direttamente o indirettamente sottendono alla propaganda di terapie presunte”.

Le “terapie compassionevoli”, prosegue la lettera, non possono essere “un percorso utile ad allentare la vigilanza regolatoria”.

I FIRMATARI – Sono 13 i firmatari della lettera tra ricercatori, un filosofo della scienza, uno storico della medicina, un giurista e un direttore universitario:

I ricercatori che hanno firmato sono Paolo Bianco, Andrea Biondi, Giulio Cossu, Elena Cattaneo, Michele De Luca, Alberto Mantovani, Graziella Pellegrini, Giuseppe Remuzzi, Silvio Garattini.

Tra i firmatari anche il filosofo della scienza Giovanni Boniolo, lo storico della medicina Gilberto Corbellini, il giurista Amedeo Santosuosso, il rettore dell’università di Milano Gianluca Vago.