ROMA – Il protocollo del Metodo Stamina tra plagi, copia-incolla da Wikipedia e video di presunti pazienti che guariscono finisce nel mirino della Procura di Torino. Se al fianco di Davide Vannoni vi sono malati e i loro familiari che chiedono una speranza, dalla scienza arriva parere negativo. “Stamina senza staminali“, questo il risultato delle analisi del Nas. Solo l’ultima delle falle di questo metodo bocciato dalla scienza e secondo la Procura “nato negli scantinati per eludere i controlli sanitari”. Plagi, copia incolla e poca sicurezza, sintomo che qualcosa nel metodo “miracoloso” non va.
Il parere della Commissione di scienziati, che è stato invalidato dalla sentenza del Tar del Lazio ma rimane il parere di esperti, si parla di continui plagi e copia incolla da testi sul web, scrive Repubblica:
“Vannoni e i suoi si sono rifatti alla fonte più facilmente reperibile su Internet, Wikipedia, per la descrizione delle malattie su cui sperimentare il metodo e di un colorante da laboratorio, il “Typan blue”. Poi hanno ripreso studi scientifici altrui, tra cui curiosamente anche un lavoro di uno dei più strenui nemici di Stamina, il professor Paolo Bianco. I tecnici della commissione commentano che la richiesta di riservatezza avanzata a suo tempo da Vannoni non ha dunque alcun senso perché «niente del materiale sottoposto a valutazione può è proprietà intellettuale di Stamina». Addirittura si avanza l’ipotesi che il protocollo presentato sia «per intenzionale contraffazione» diverso da quello utilizzato a Brescia. Malgrado tutto questo il ministro Lorenzin ha detto più volte di non volerlo rendere pubblico, cosa che ha fatto arrabbiare alcuni scienziati e l’associazione Luca Coscioni”.
Nella relazione preliminare riportata da Repubblica si legge:
“«Non è un protocollo di isolamento e coltura di cellule staminali, non èu n progetto di trial clinico e chi lo propone non ha alcuna qualificazione medico-scientifica, né alcuna competenza in tema di cellule staminali, terapie cellulari e malattie neurologiche». Cioè si può configurare l’esercizio abusivo della professione medica. La conclusione è che il materiale andrebbe trasmesso alla procura della Repubblica. Inoltre si chiede di pubblicare le affermazioni di Vannoni, quando di fronte alla commissione ha spiegato come la Sma e la leucodistrofia siano patologie dai risultati “non valutabili” e per questo non dovessero essere inserite nella sperimentazione. Agli organi di informazione e ai malati, però, il professore di psicologia ha sempre detto che quelle due malattie possono essere curate con il suo metodo”.
“Mi è stato mostrato il video di un ballerino russo affetto da Parkinson, sulla carrozzella, che grazie al trattamento con le cellule staminali tornava a danzare”, ha raccontato la mamma di Simona, che era carica di speranze e pagò quanto richiesto. La sua storia si aggiunge a quella degli altri sessanta pazienti finiti nell’inchiesta del pm torinese Raffaele Guariniello, che ha indagato Vannoni e altre undici persone per truffa, associazione a delinquere, somministrazione di farmaci pericolosi. Indagini di Guariniello che si estendono anche a Brescia, dove altri indagati si aggiungono alle 12 persone che hanno già ricevuto un avviso di chiusura indagini.
Il video del ballerino russo non era l’unico con cui Vannoni, come accertato dall’inchiesta, “proponeva e caldeggiava presso pazienti e/o familiari l’esecuzione di terapie cellulari”. Per asserire che “si trattava di una terapia vincente e che il paziente avrebbe potuto recuperare la propria funzionalità fisiologica anche in misura elevata”, il padre della metodica Stamina mostrava anche il video “di una donna giovane affetta da Sla paralizzata in un letto e, dopo l’intervento, in grado di deambulare”. E il video “delle mani di un uomo guarito da psoriasi prima e dopo la terapia”.
Numerose poi le star che Vannoni aveva convinto a sostenere il suo metodo. Tra questi anche Fiorello, che lo aveva ospitato nella sua Edicola. Il video di quella puntata, dopo qualche critica allo showman, è stato rimosso dal web. Ma soprattutto a portare avanti la battaglia di Stamina sono state Le Iene, con i servizi di Giulio Golia che ne chiedeva la sperimentazione per i bimbi migliorati.
Davide Parenti, autore de Le Iene, in un’intervista alla Stampa ora spiega:
“C’è una sola parola per descrivere quello che noi abbiamo fatto: abbiamo raccontato. E racconteremo ancora molto su questa vicenda, che è intricata e contraddittoria. Siamo un varietà, certo, ma un varietà anomalo. Allora è successo che abbiamo cominciato a seguire la storia di un bambino di Trapani, che ha fatto quelle infusioni, ed è stato un poco, un pochissimo meglio. Ma è stato meglio. E allora ne abbiamo seguiti altri di bambini malatissimi, che da quelle cure compassionevoli traevano un sollievo. Lo dicevano i loro genitori, lo dicevano i medici che li seguivano”.
Parenti sottolinea che Le Iene non hanno mai affermato che la cura di Vannoni funzioni:
“Non abbiamo mai detto che la cura funziona. Abbiamo visto, rendendone testimonianza, che manda dei segnali. Sono dei condizionamenti psicologici, dei placebo, sono quello che vuole lei. Ma ci sono. Basta guardare le cartelle cliniche. Il ministro non le aveva viste. Gliele abbiamo portate noi. Noi abbiamo incontrato i medici che hanno in cura i bambini. Perché nessuno va a parlare con loro? Perché nessuno va a Brescia? Perché la bufera si scatena lontano dalle prove? Non solo è giusto, ma è sacrosanto e doveroso vederci chiaro”.