ROMA – Stato d’emergenza sanitaria, cosa vuol dire? Ieri, giovedì 30 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza globale per il Coronavirus. Oggi, venerdì 31 gennaio, anche il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi (e ha stanziato 5 milioni per la suddetta emergenza). E’ la prima volta che l’Italia dichiara lo stato di emergenza sanitaria: non lo aveva fatto nemmeno per la Sars.
A livello internazionale, l’azione dell’Oms serve ad aumentare le capacità di coordinazione transnazionale tra Stati: a dirimere le linee guida sarà una commissione di esperti. A livello italiano, l’azione del Consiglio dei Ministri dovrebbe servire a snellire le procedure amministrative (ad esempio, una struttura ospedaliera può reclutare più medici senza passare da bandi o gare).
Stato d’emergenza sanitaria in Italia.
Lo stato d’emergenza è uno strumento che consente di velocizzare l’organizzazione degli strumenti per affrontare gli eventuali casi di diffusione del coronavirus, spiegano dal Ministero della Salute. I contenuti della delibera saranno stilati sia dalla Protezione civile che dal Ministero. La somma messa a disposizione dal Consiglio dei ministri consente anche di affrontare possibili spese: dal reclutamento di un numero maggiore di medici, all’affitto di un edificio per la sorveglianza sanitaria, ai mezzi per il trasporto di casi sospetti di virus polmonare.
La prima volta in Italia.
E’ la prima volta che l’Italia decreta lo stato d’emergenza in conseguenza di un rischio sanitario legato alla diffusione di un virus. Nel 2003, in seguito all’epidemia di Sars il governo italiano nominò l’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso Commissario straordinario per l’emergenza.
In quel caso l’ordinanza prevedeva l’assunzione di medici e infermieri e l’adeguamento delle dotazioni e potenziamento delle strutture degli ospedali Spallanzani di Roma e del Sacco di Milano, nonchè la realizzazione di nuove strutture dedicate alle malattie infettive. All’epoca si decise per una deroga del Trattato di Schengen sulla libera circolazioni dei cittadini per attivare controlli sui passeggeri provenienti da aree a rischio.
L’emergenza sanitaria dichiarata dall’Oms.
La dichiarazione di ‘Emergenza Internazionale di Salute Pubblica’ (o Pheic, Public Health emergency of International Concern), proclamata per il coronavirus cinese, è usata dall’Oms per “un evento straordinario che costituisce un rischio di salute pubblica per diversi Stati attraverso la diffusione internazionale di una malattia, e che potenzialmente richiede una risposta coordinata a livello internazionale”. Ecco come si arriva a questa definizione, le cui procedure sono state definite nel 2005 proprio a seguito dell’epidemia di Sars.
I CRITERI: La definizione, spiega il sito dell’Oms, implica una situazione che sia “seria, improvvisa, inusuale o inattesa, che abbia implicazioni per la salute pubblica al di là dei confini dello stato affetto” e che “richieda immediata azione internazionale”. La dichiarazione di per sé non è legalmente vincolante per gli stati, ma ha lo scopo di alzare il livello di attenzione e il coordinamento internazionale. “E’ una sorta di allarme globale, spiega a Nature Lawrence Gostin della Georgetown University.
IL COMITATO: A decidere dell’eventuale dichiarazione è un comitato di esperti nominato dal direttore generale dell’Oms, che deve contenere almeno un membro dello stato da cui si origina l’emergenza. Nel caso del coronavirus cinese del comitato fanno parte 20 esperti, 15 come membri effettivi e 5 ‘advisors’, e il presidente è Didier Houssin dell’Agence Nationale de Securitè Sanitaire, de l’alimentation, de l’environnement et du travail francese. Il comitato, oltre a decidere se un evento merita lo status di Pheic, formula le raccomandazioni per lo stato colpito e tutti gli altri, comprese eventuali restrizioni ai viaggi o ai commerci.
I PRECEDENTI: La prima dichiarazione di Pheic è stata fatta nel 2009 durante la pandemia di influenza ‘suina’. Nel 2014 hanno ricevuto lo status l’epidemia di polio e quella di Ebola, nel 2016 l’epidemia di Zika e nel giugno 2019 l’epidemia di Ebola in corso in Congo, dopo la scoperta di casi in Uganda. Quest’ultima insieme a quella di polio è l’unica emergenza ancora attiva. (Fonte Ansa).